Le ocratossine sono un gruppo di metabolici strutturalmente correlati prodotti da alcuni Funghi tossici come il Penicillum Verrucosum e l’Aspergillus ochraceus; occasionalmente possono essere isolate anche da specie molto comuni come l’Apsergillus Niger.
La ocratossina A (OA) è la principale micotossina del gruppo delle ocratossine ed l’unica con importanza tossicologica.
Ocratossina A si ritrova in genere nei cereali, nei semi oleaginosi, nel caffè verde, nel vino, nella carne di pollo, legumi, le spezie, la birra, il cacao. I cereali rappresentano la fonte primaria di contaminazione (50%).
La produzione dell’Ocratossina A dipende sia dall’ambiente che dai processi (condizioni climatiche, eccessiva conservazione, trasporto, procedure di cottura, fermentazione, etc).
La Ocratossina A è nefrotossica, epatotossica, teratogena e immunotossica per molte specie animali e provoca tumori renali ed epatici nei topi e nei ratti. Per l’uomo è classificata dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) come gruppo 2B cioè “possibile agente cancerogeno per l'uomo”.
Riguardo alla nefrotossicità la Ocratossina A è stata messa in relazione alla così detta Nefropatia Endemica dei Balcani, una grave malattia renale delle popolazione del Sud Est Europa (Bosnia, Croazia, Bulgaria e Romania).
La tossicità dipende dal metabolismo da parte del citocromossidasi P450. La dose massima giornaliera tollerabile è ritenuta di 0.1 microgrammi/kg (FAO/WHO).
Il Comitato Scientifico per l'Alimentazione (SCF) ha delineato che la esposizione giornaliera alla ocratossina deve essere mantenuta a valori inferiori a 5 ng/kg di peso corporeo.
Dott. Barelli Alessandro
Dirigente Medico responsabile di Struttura Semplice
Tossicologia clinica (UOS)
Policlinico Gemelli