Non è un mistero per nessuno che l’uomo, fin dai tempi più antichi, abbia fatto ricorso a scopo terapeutico a piante curative e medicinali.
Risalgono al Medio Evo gli studi condotti dai monaci e dagli adepti non solo della Scuola Medica Salernitana, la madre di tutte le Università, ma anche di altre Scuole Mediche su piante medicinali, nonché le classificazioni, già allora abbastanza precise, ed anche le suddivisioni delle stesse in base agli effetti e all’efficacia delle medesime.
Fu tuttavia l’invenzione della stampa, alla fine del XV secolo, che rese possibile uniformare gli elenchi delle varie erbe con le loro possibili applicazioni: prendeva le mosse in tal modo la medicina erboristica.
Nell’Ottocento, poi, per merito di studiosi e botanici, si ebbero importanti progressi nella ricerca, tali da porre le basi della farmacognosia, la scienza che ha come campo d’interesse lo studio dell’efficacia terapeutica dei principi attivi di fiori, foglie, radici, cortecce, sia singolarmente intesi sia nell’interazione dei loro principi attivi.
La stessa Medicina Scientifica conta poco più di un secolo di vita; essa, come tutti sanno, deriva da un lato dalla fisica cartesiana, dall’altro dalla chimica moderna introdotta da Boyle verso la metà del Settecento.
Oggi, in contemporanea con l’utilizzo delle pratiche scientifiche proprie del nostro tempo, ad alta specializzazione tecnologica, assistiamo proprio ad un notevole 'ritorno' di altre forme di medicina, fra cui anche quella più antica: la medicina delle erbe.
In tale ottica acquistano valore le tisane, bevande medicinali ottenute per mezzo d’infusione, decozione o anche di macerazione di fiori, erbe, semi o cortecce; esse si possono preparare da piante fresche o essiccate ed, in base alle fonti vegetali utilizzate, possono avere proprietà dimagranti, drenanti, lassative, anticellulite, diuretiche, digestive, sedative, antinfiammatorie.
È possibile acquistare in qualunque supermercato il preparato per infuso, confezionato in bustine-filtro, in erboristeria tuttavia ci si può giovare dei consigli di persone competenti nella scelta delle erbe più adatte in base al potere terapeutico delle stesse, finalizzato alle necessità individuali di ciascuno.
Molto spesso, infatti, per il miglior esito di una buona ed efficace tisana, che già di per sé è la miscela di almeno due erbe, all’ingrediente principale vengono miscelati altri componenti, gli 'adiuvanti', piante cioè destinate ad esaltare i benefici apportati dall’elemento principale ed eventuali altre ancora intese al miglioramento del gusto, ma che in molti casi incrementano la biodisponibilità dei principi attivi presenti.
Scientificamente parlando, la farmacopea internazionale, per non inibire la bontà dell’effetto del singolo ingrediente, raccomanda di non utilizzare mai più di otto diverse sostanze vegetali, ma in genere non si supera il quantitativo di cinque, dosate in misura eguale; ed, oltre al dosaggio poi, sono molto importanti sia l’accurata trinciatura delle erbe, condotta a regola d’arte, come si suol dire, sia l’omogeneità delle erbe utilizzate e la loro quantità.
Le erbe medicamentose infatti, già peraltro coltivate da gente molto esperta e raccolte nel momento migliore, definito 'tempo balsamico', interagiscono reciprocamente in delicati equilibri che vanno assolutamente tenuti in considerazione; ignorandoli, se ne rallenta o se ne annulla l’effetto benefico: non è pertanto consentito un superficiale 'fai da te', che potrebbe addirittura rivelarsi dannoso per la salute.
Per la preparazione l’optimum sarebbe un contenitore in ceramica o anche in porcellana purché privo di piombo, ma va bene anche se di vetro o di acciaio, non di alluminio, che è comunque da evitarsi.
Il metodo di preparazione, la scelta cioè fra Infusione o decozione, va fatta al momento ed esclusivamente in funzione delle erbe utilizzate: le tisane devono infatti essere preparate al momento e bevute calde: solo così conservano intatti proprietà ed aroma.
Con entrambi i metodi di preparazione comunque, quando gli elementi fondamentali della tisana, che poi sono la pianta principale nonché quella adiuvante, danno una bevanda di per sé amara e quindi, soggettivamente parlando, non molto gradevole al gusto, si può ricorrere al terzo elemento, il 'correttore del gusto', la cui presenza non è strettamente necessaria ma spesso si rende utile non solo per migliorare le caratteristiche organolettiche della preparazione, ma anche per le proprietà intrinseche della pianta stessa, come è il caso della liquirizia, una delle più usate per migliorare il sapore delle tisane; è possibile altresì, e con opportuno conteggio delle calorie, ricorrere al miele mentre è bene astenersi dall’uso dello zucchero.