Ha una storia millenaria e deriva da una pianta il cui nome, tradotto dal greco, significa “conchiglia” per via delle foglie a conca. È la berberina, una sostanza vegetale conosciuta nella medicina cinese e ayurvedica e oggi utilizzata per la preparazione di rimedi omeopatici contro il colesterolo alto. Attenzione però alle dosi: alcuni studi considerano un uso eccessivo della berberina come dannoso per la salute.
La berberina: cos’è e come funziona
La berberina è un alcaloide estratto dalla Berberis Vulgaris (crespino comune) e varie altre piante utilizzate nella medicina cinese. Un tempo vi si ricorreva per le sue note proprietà disinfettanti per il trattamento delle infezioni da diarrea batterica, da candida albicans e come immunostimolante. Recentemente, invece, sono emerse anche alcune proprietà ipocolesterolemizzanti e ipoglicemizzanti della berberina, che per questo motivo risulta essere un aiuto per chi soffre di disturbi metabolici, ma anche per molti sportivi che assumono integratori per migliorare la propria tolleranza al glucosio.
Nei primi studi, nel 2004, la berberina veniva proposta come un nuovo principio attivo in grado di ridurre il tasso di colesterolo nel sangue. L’effetto positivo da parte della berberina è esercitato su più livelli, partendo dall’assorbimento e finendo alla sintesi dello sterolo. Infatti, la berberina diminuisce l’assorbimento intestinale di colesterolo e aumenta l’escrezione di questo da parte del fegato con la bile.
Per questo motivo è cresciuto l'interesse nei confronti dei suoi effetti metabolici e cardiovascolari che hanno portato a considerare da molti questa sostanza come una valida alternativa naturale alle statine, i medicinali che di solito vengono somministrati a chi soffre di colesterolo alto.
La berberina ostacolerebbe i processi arteriosclerotici e degenerativi delle arterie. Assunta in piccole dosi è considerata utile anche per moltissime altre funzioni: rinforzare il sistema immunitario, distruggere funghi e parassiti nell’intestino e sulla pelle, regolare i problemi intestinali e secondo alcuni sarebbe perfino in grado di curare il diabete di tipo 2, sostituendo l’azione della metformina. Chi ne sostiene i benefici, ritiene che la berberina sia in grado di migliorare la sensibilità all’insulina, di favorire l’assorbimento del glucosio nel sangue da parte delle cellule e di ridurre i livelli ematici di glucosio. Naturalmente, nessun paziente diabetico dovrebbe passare dall’uso del farmaco alla berberina senza il consenso di un medico. E qui entra in gioco il capitolo che riguarda le controindicazioni.
Berberina: un aiuto contro il colesterolo ma attenzione alle dosi
Il crespino da cui è estratta la berberina è considerato una pianta velenosa. La berberina infatti è un alcaloide (composto chimico presente nelle piante) che in dosi massicce può risultare pericoloso. Tempo fa il Centro di medicina naturale della Regione Toscana allarmava il ministero della Sanità sulla presenza in commercio di integratori contenenti la berberina pura. Come altri alcaloidi, la berberina può avere effetti anche a dosi bassissime.
Esempio classico è la morfina, uno dei tanti alcaloidi presenti nel papavero da oppio. La morfina pura, potente analgesico, arriva a provocare arresti respiratori. In piccole dosi, invece, favorisce il sonno. Analogamente, sembra che la berberina assunta in quantità troppo elevate aumenti il rischio di trombosi: cioè l’esatto contrario di quello che si vorrebbe da una terapia su pazienti con il colesterolo alto.
La berberina può inoltre avere effetti collaterali in interazione con altri farmaci, come i digitalici, spesso assunti da cardiopatici. Per cui, il consiglio è sempre quello della moderazione.