Serve a stimolare la rigenerazione cellulare e si utilizza soprattutto in caso di fratture che faticano a rinsaldarsi. Ma è utile anche per osteoporosi e dolore muscolare. È la magnetoterapia, una tecnica che sfrutta i benefici dei campi magnetici a scopo curativo e riabilitativo.
Magnetoterapia, come funziona
La magnetoterapia usa campi elettromagnetici per curare alcune patologie. Si serve di un apparecchio costituito da un solenoide, cioè un avvolgimento elettrico di forma cilindrica percorso dalla corrente, all’interno del quale si genera un campo elettromagnetico, di frequenza variabile (da pochi hertz a qualche migliaio).
Le frequenze utilizzate dipendono dal disturbo da curare: quelle basse stimolerebbero l’attività biologica dei tessuti, mentre le alte avrebbero effetto analgesico. La medicina non ha ancora stabilito in base a quali meccanismi agirebbe la magnetoterapia e, salvo il caso delle fratture, non ha espresso parere su una eventuale efficacia in caso di altri disturbi. Generalmente la magnetoterapia è utilizzata per stimolare la formazione di nuovo tessuto nelle fratture delle ossa.
Le nostre cellule presentano una carica elettrica, che sembrerebbe diminuire in caso di patologie e disturbi di vario tipo. Gli impulsi elettromagnetici servirebbero a ripolarizzare la membrana cellulare, ripristinandone il fisiologico funzionamento. Le onde utilizzate nella magnetoterapia sono del tipo non-ionizzanti e non invasive (non presentano cioè rischio biologico per il paziente e per l'operatore di radiologia) e dunque non vengono assorbite dagli organi o dai tessuti.
Magnetoterapia, a cosa serve
La magnetoterapia trova applicazione in tutte le patologie caratterizzate da dolore e infiammazione. Interviene nella cura di disturbi di tipo articolare e reumatico e vi si ricorre in caso di dolori muscolari o distorsioni, osteoporosi, artrosi, artrite, ernia, vene varicose, mal di schiena in generale, formicolii. Ma anche ulcere da decubito, epicondiliti o edema. La magnetoterapia espleta un'azione antinfiammatoria, ha un effetto antidolorifico, migliora la circolazione sanguigna e accelera la calcificazione delle fratture e la cicatrizzazione delle ferite.
Esistono tre tipi di magnetoterapia: statica, a bassa frequenza e ad alta frequenza. Quella statica è la più semplice – ma anche la più blanda – forma di magnetoterapia: consiste nell’applicare direttamente uno o più magneti sulla parte da trattare. La magnetoterapia a bassa frequenza, che genera campi magnetici variabili con frequenze che oscillano tra i 10 e i 200 Hz, è più indicata per favorire la rigenerazione dei tessuti. Con la magnetoterapia ad alta frequenza (o radio frequenza) si raggiungono invece frequenze elevatissime, quantificabili nell’ordine di milioni di hertz (da 18 a 900 Mhz). Queste frequenze radio vengono utilizzate soprattutto per il loro effetto analgesico e antinfiammatorio.
Magnetoterapia, controindicazioni
La magnetoterapia viene sconsigliata in alcuni casi particolari, sebbene sia generalmente considerata una forma di trattamento assolutamente non invasivo per la maggior parte dei pazienti. Se si hanno un pacemaker o altri dispositivi, le onde elettromagnetiche potrebbero interferire con il loro funzionamento. Stesso discorso se si hanno protesi di metallo. In gravidanza o allattamento non è consigliato sottoporsi a magnetoterapia. Ed è meglio evitare anche in presenza di malattie cardiache, tumori e ipertiroidismo.