Le sindromi parainfluenzali si presentano con sintomi che possono variare molto da persona a persona e possono includere:
- mal di gola
- sinusitee
- otiti
- dolori osteo-articolari
- raffreddore
- senso di stanchezza
- nausea
- alterazioni della temperatura corporea (febbre)
- diarrea.
È detta sindrome parainfluenzale quell'insieme di ‘disturbi non differibili’ di natura infiammatoria, spesso accompagnati da Dolore e stati febbrili. A causa loro, si registra un aumento del 20 per cento delle visite negli ambulatori. Dall'altra parte, però, c'è anche chi preferisce stare lontano da medici e farmacisti, e lasciarsi guidare solo dal proprio ‘buon senso’, che nella maggior parte dei casi non si rivela tale.
A indebolire il sistema immunitario, già minato dal continuo saliscendi dei termometri, sono spesso anche lo stress e la consueta vita lavorativa frenetica. A risentirne sono le vie aeree, in particolare naso e gola. I sintomi interessano soprattutto le persone più fragili, come gli anziani o chi soffre di una patologia cronica. Non si tratta, in ogni caso, di una vera e propria influenza, da cui questi disturbi si distaccano per la presenza di uno stato febbrile non superiore a 38°.
Complice il calo delle temperature, in autunno queste sindormi sono molto diffuse, ma non sempre vengono gestite al meglio. Per affrontare al meglio le sindromi parainfluenzali gli esperti consigliano ai pazienti di evitare le cure ‘fai da te’ che oltre a non essere efficaci, possono anche causare conseguenze negative.
Se, infatti, è ben noto che per aggredire l'infiammazione è certamente utile combinare una dose fissa di Paracetamolo e ibuprofene che con la loro azione sinergica hanno certamente un'efficacia maggiore del 30% rispetto alle due molecole assunte separatamente, allo stesso tempo è bene prestare attenzione alle dosi assunte.
I consigli degli esperti per contrastare le sindromi parainfluenzali
Secondo Pierangelo Lora Aprile, Segretario Scientifico Nazionale e Responsabile Area Dolore e Cure Palliative di SIMG, "la grande maggioranza di questi disturbi ha causa virale e, quindi, non necessita di un’antibioticoterapia. Avendo come elemento in comune l’infiammazione, unita spesso a dolore e a uno stato febbrile, la cura migliore per affrontarli prevede l’assunzione di un antinfiammatorio non steroideo (FANS), tra quelli più tollerati, e di un medicinale antalgico ad azione centrale, il paracetamolo: un farmaco efficace, con un alto profilo di sicurezza, che non ha particolari controindicazioni e può quindi essere impiegato in varie tipologie di persone”.
Ciò che rende però particolarmente difficile per molti pazienti la reale aderenza alla cura è spesso l'assunzione di diversi farmaci in più momenti della giornata. “Per ottimizzare l’azione sinergica dell’antidolorifico e dell’antinfiammatorio, si può ricorrere all’associazione a dose fissa di paracetamolo e ibuprofene", dichiara Diego Fornasari, Professore di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Milano. "La combinazione dei due principi attivi è utile per la gestione di ‘disturbi non differibili’, perché, contenendo un basso dosaggio del FANS unito al pieno dosaggio di paracetamolo, consente di ottenere un’azione più efficace e più rapida, rispetto all’impiego delle due molecole singole. È modulabile, poiché si possono prendere 1 o 2 compresse 3 volte al giorno, quindi con un dosaggio massimo di 3 grammi di paracetamolo e di 900 mg di ibuprofene una persona può avere una buona copertura, per alcuni giorni, sia per il dolore che per l’infiammazione. In ogni caso, la buona prassi è di non trascurare i sintomi stagionali ma trattarli in maniera tempestiva, senza aspettare".
Riguardo poi ai metodi ‘fai da te’ per il presidente di Utifar, Eugenio Leopardi, tra gli errori più comuni c'è "quello di usare per troppo tempo alcuni spray per risolvere problemi di congestione nasale, in quanto un loro impiego prolungato può irritare o danneggiare le mucose e rendere cronico quindi il sintomo. Raccomandiamo anche di non prendere antistaminici dopo un pranzo o una cena abbondanti o prima di affrontare un viaggio, in quanto possono provocare sonnolenza".
"Ciò a cui, però, prestiamo maggiore attenzione noi farmacisti - aggiunge Leopardi - è far capire alle persone che il disturbo non si cura più velocemente aumentando il dosaggio o il numero di somministrazioni di un dato medicinale: il farmaco fa effetto per come è stato studiato e seguendo la giusta posologia. Altro errore molto frequente è quello di abbinare due prodotti con nomi differenti ma che contengono lo stesso principio attivo, creando in questo modo episodi di sovradosaggio: evenienza che, a volte, anche per il farmacista è difficile scongiurare, nel caso in cui il paziente abbia già in casa uno dei due farmaci”.