L’universo scientifico medico è costellato sempre più di nuove stelle della conoscenza. Notevoli per numero ed importanza sono le nuove conoscenze in merito agli effetti diretti ed indiretti prodotti sull’uomo dal fumo di sigaretta. Eppure tante sono le conoscenze già acquisite da tempo che consentivano, già precedentemente, di trarre conclusioni in merito. Si parla sempre più degli effetti del fumo inalato passivamente: vorrei soffermare la vostra attenzione su alcuni aspetti del fenomeno.
Tossicità del fumo di sigaretta
L’apparato respiratorio è la nostra superficie di scambio di maggiore estensione con il mondo esterno: circa settanta metri quadri. È difficile immaginare che, dopo averla inquinata con i derivati del fumo di sigaretta, tale superficie si presenti incapace di trasmettere all’ambiente in cui il fumatore respira, e quindi ad altri soggetti presenti in esso, le pericolose sostanze prima assunte.
Forse non è noto a tutti che apparecchi, neanche tanto sofisticati, sono in grado di rilevare, nell’espirazione dei fumatori, la presenza di monossido di carbonio anche alcune ore dopo aver fumato. Spesso occorre un tempo superiore a quello che separa il fumatore dalla sigaretta successiva: questo conduce alla considerazione che essi siano continuamente in grado di inquinare l’ambiente in cui soggiornano. Questo, ovviamente, accade anche se il genitore premuroso fuma fuori il balcone in quanto il suo espirato sarà dannoso per il suo amato figliolo che, semmai, verrà tenuto in braccio subito dopo.
Il fumo che viene inalato dal fumatore, inoltre, non è quello che passivamente viene fuori dalla combustione della sigaretta. La quota parte che viene inalata è stata “cotta” a temperature anche dieci volte superiori dalla combustione ad alta temperatura durante l’ispirazione. Ciò è dovuto all’effetto pro-combustivo dell’aspirazione di aria attraverso la sigaretta stessa: è ciò che accade se soffiamo con un mantice sulla brace che arde nel nostro barbecue. L’apporto di maggiore quantità d’aria, e quindi di ossigeno, aumenta la temperatura della brace. È stato dimostrato che a quelle temperature aumenta l’azione tossica del fumo di sigaretta.
Fumo passivo: le patologie più diffuse
Nella nostra pratica clinica spesso notiamo la riduzione drastica, e talvolta la scomparsa, di quei sintomi classici dati dalla ipersecrezione mucosa delle prime vie aeree e dei bronchi, specialmente tosse e broncospasmo, in quei bambini i cui genitori cessano di fumare. La predisposizione biologica a subire i danni da fumo è certamente da ricondurre alla genetica che mostra i suoi segni nell’adulto come nel bambino. Occasionalmente incontriamo soggetti molto resistenti a tale insulto infiammatorio che, pertanto, solo occasionalmente presentano sintomi clinici anche se esposti a dosi considerevoli di tali aero-inquinanti. Altre volte, più spesso, poche sigarette al giorno sono in grado, nei soggetti predisposti, di indurre gravi alterazioni funzionali e strutturali dei polmoni producendo quadri di enfisema e bronchite cronica anche in giovane età.
Che dire poi dell’asma bronchiale? Questa è una patologia sempre più diffusa nell’età pediatrica e le cause sono spesso ritenute multifattoriali. È difficile oggi trovare un paziente affetto da un’asma bronchiale allergico puro ove, ossia, le reazioni bronco ostruttive sono prodotte dalla sola esposizione all’allergene specifico. Questa malattia è da riferirsi alla Infiammazione cronica dei bronchi e non va considerata come un Broncospasmo che risulta essere, invero, un epifenomeno per quanto eclatante. Il broncospasmo è, cioè, solo il segno di una riacutizzazione in una infiammazione bronchiale permanente: la perdita di un equilibrio di per sé già spesso instabile.
Come si può immaginare di esporre tali soggetti alla inalazione di sostanze così potentemente pro-infiammatorie come quelle prodotte dal fumo di sigaretta?