Le parafilie sono definite come disturbi sessuali, poiché gli oggetti o le situazioni che determinano l'eccitamento si discostano da quelli comunemente riscontrati nella normalità.
La scelta dell'oggetto o la deformazione dell'atto si manifestano inoltre con caratteristiche di esclusività, continuità e compulsività. Se ci si sofferma a riflettere su quanto detto non è difficile immaginare come ognuno di noi possa riconoscere in questa definizione comportanti appartenenti alla propria sfera sessuale.
Quali sono gli oggetti o le situazioni che 'comunemente' ci provocano l’eccitamento sessuale? E qual è il confine tra ciò che è 'socialmente' accettabile e ciò che non lo è?
Quello che bisogna sottolineare è che ogni persona può vivere ed esprimere la propria sessualità in forme anche inusuali, a patto che il tutto sia condivisibile anche dall’altro partner. Quindi, l’elemento che più di ogni altro delimita il sottile confine tra normalità e Patologia nell’ambito sessuologico è l’ossessività per un certo oggetto, comportamento o situazione.
Se, ad esempio, il proprio eccitamento sessuale è veicolato esclusivamente dalla presenza di uno specifico oggetto (scarpa con tacco a spillo), di un determinato comportamento (fare telefonate oscene, umiliare verbalmente il proprio partner, ecc.) o di una specifica caratteristica fisica (arto amputato o disabilità fisica), allora è probabile che ci si trovi di fronte ad una deriva patologica.
È proprio questa l’essenza delle parafilie e cioè l’aspetto coatto, imperativo, ripetitivo e stereotipato dell’atto sessuale che appare, in questo modo, prigioniero di una serie di gesti e rituali sempre uguali che costringono invariabilmente il soggetto a mettere in atto quel comportamento necessario al raggiungimento dell’eccitamento sessuale.
L’origine vera di queste devianze sessuali è ancora poco chiara. Alcune teorie, di natura psicoanalitica, spiegano l’insorgenza delle perversioni sessuali come il risultato della messa in atto di strategie volte a placare l’Ansia conseguente a traumi dell’infanzia. Se questa teoria può spiegare l’insorgenza di alcune parafilie è anche vero che questa interpretazione è stata parzialmente rivista; l’idea che un bambino abusato invariabilmente abbia tendenze a diventare un abusatore non è suffragata da evidenze scientifiche e ciò conferma come la genesi delle parafilie sia invece multifattoriale.
Dal punto di vista sociologico si potrebbe invece ipotizzare che le perversioni siano il frutto di una sessualità divenuta ormai routinaria, priva di elementi di novità. Una recente ricerca sul feticismo, condotta dal prof. Jannini dell’Università dell’Aquila, ha messo in evidenza come questa specifica perversione, ritenuta erroneamente poco diffusa, sia in realtà una pratica frequente soprattutto tra le persone di mezza età.
Sembrerebbe quindi che il feticcio possa fungere da oggetto funzionale al risveglio dell’eccitamento sessuale. Se la sessualità può essere vissuta in modo libero e soddisfacente, è altrettanto importante che non ci sia una prevaricazione coercitiva e violenta del partner coinvolto nell’atto sessuale.
A cura della Dott.ssa Erika Limoncin - Corso di Laurea in Sessuologia - Università dell'Aquila (coordinatore Prof. E. A. Jannini)