La scoperta casuale della penicillina
La scoperta della penicillina avvenne per puro caso: durante i primi anni del Novecento la convinzione che ci fossero agenti micotici che potessero aiutare l'uomo a difendersi da altri germi patogeni era diffusa, ma non provata. La ricerca in questo senso languiva senza poter produrre effetti utili.
Il punto di svolta si ebbe quando nel 1928 Alexander Fleming, microbiologo inglese, nel suo laboratorio di St. Martin, a Londra, verificando lo stato di una coltura di batteri, vi trovò una copertura di muffa. Questo evento non aveva nulla di straordinario, poiché erano normali situazioni del genere; la cosa eccezionale fu invece il fatto che questa muffa aveva annientato tutti i Batteri circostanti.
Fleming identificò la muffa come appartenente al genere Penicillium notatum che in italiano si traduce con "pennello notevole", dalla forma degli sporofori.
La scoperta fu casuale; infatti, se si fosse trattato di un altro tipo di germi, o di un altro tipo di muffa, o più semplicemente di uno scienziato più distratto, probabilmente tutto sarebbe passato inosservato.
La scoperta non suscitò all'epoca grande entusiasmo, anche perché la penicillina non curava molte altre malattie, tra cui la più banale influenza, non immunizzava e soprattutto non eliminava definitivamente i batteri, ma li "stordiva", in attesa che il sistema immunitario si organizzasse per combatterli e distruggerli. Inoltre, essendo eliminata piuttosto velocemente, erano necessarie diverse somministrazioni giornaliere per ottenere l'effetto desiderato.
Il risultato degli primi studi confermò che l’estratto di muffa manteneva la stessa capacità antibatterica attesa così ben preso, i risultati si sostituirono allo scetticismo iniziale e l’estratto entrò in uso sperimentale proprio con il nome ufficiale di penicillina.
L'efficacia della penicillina contro le infezioni
Nel 1941 però successe qualcosa che dimostrò, invece, l'efficacia reale di questo ritrovato. In un ospedale di Oxford, durante la guerra, era ricoverato un poliziotto che stava per morire di Setticemia a causa di una piccola ferita infetta al lato della bocca.
Rivelatesi inutili le somministrazioni di sulfamidici, al poliziotto venne iniettata una dose di penicillina di 200 mg. Accanto al suo letto non c'era Fleming, ma i suoi due collaboratori Chain e Florey; un netto miglioramento cominciò a vedersi. Purtroppo, le scorte di penicillina si esaurirono e il poliziotto morì, ma l'efficacia del farmaco contro le infezioni fu definitivamente dimostrato. In Gran Bretagna e negli USA cominciò una massiccia produzione del preparato.
Il premio Nobel ad Alexander Fleming
Nel 1944 Alexander Fleming fu insignito del titolo di baronetto e l'anno dopo divise il premio Nobel con i suoi collaboratori Chain e Florey.
Fleming morì nel 1955 e fu sepolto nella Cattedrale di S. Paolo, insieme ad altri inglesi illustri.