Più di vent’anni prima che fosse scoperta l’America, veniva alla luce a Milano il primo libro non copiato dalla mano dell’uomo, ma riprodotto con una tecnica decisamente rivoluzionaria: la stampa con caratteri metallici.
Era il 1471: una tiratura (favolosa per l’epoca) di centocinquanta copie del 'De Significatione verborum' usciva orgogliosa dalla tipografia di Panfilo Gastaldi, medico di Feltre, 'tollerato ospite' a Milano.
Qui il giovane medico è venuto nella speranza di essere eletto 'fisico salariato', un po’ quello che era una volta il 'medico condotto'.
Ma il posto gli viene soffiato da un altro medico, probabilmente più abile (o più raccomandato) di lui. Gastaldi non si scoraggia e, mentre cerca un altro lavoro, insegue un suo sogno segreto: riprodurre libri con un nuovo sistema ispiratogli dalla tecnica dei medaglisti, cioè mediante lettere di metallo ottenute con punzoni simili a quelli adoperati dai medaglisti e dai coniatori di monete.
Queste singole lettere, unite in parole e allineate in pagine, potrebbero permettere di moltiplicare agevolmente le copie dei libri, eliminando la lenta tediosa fatica dei copisti di manoscritti.
Se questa versione fosse veritiera, verrebbe tolto a Gutenberg tutto il merito di avere inventato i caratteri mobili per la stampa, idea che gli sarebbe stata rivenduta da un tedesco di Mainz (Magonza) che era stato ospite di Gastaldi.
Una versione tuttavia alquanto inverosimile in quanto i primi libri stampati a Magonza risultano tutti anteriori a quelli di Gastaldi. In ogni modo, come per quasi ogni grande scoperta, il segreto era un po’ nell’aria, per cui al medico di Feltre va senz’altro riconosciuto il merito di avere per primo dato il giusto peso alle notizie che al riguardo scendevano dalla Germania, sino a indurre Galeazzo Sforza, duca di Milano, a concedergli il 'privilegio' di diventare stampatore, una specie di esclusiva.
Il dottor Gastaldi abbandona allora temporaneamente la Medicina per dedicarsi anima e corpo alla piccola tipografia che ha installato. Fa quasi tutto da solo, dalla composizione all’impaginazione, dalla correzione delle bozze, alla stampa col torchio.
Il suo primo libro ('De Significatione') è perfetto e suscita l’ammirazione dei potenti. Presto vengono commissionate trecento copie delle 'Epistole' di Cicerone.
Ma come medico, Gastaldi capisce che sono i grandi 'classici' della Medicina (Ippocrate, Galeno, Avicenna) le opere da stampare per prime con il nuovo sistema di 'moltiplicazione metallica'.
L’invidia che suscita il successo della nuova impresa è enorme. A cospirare contro il medico-tipografo sono proprio i colleghi, i quali tanto brigano che riescono a convincere lo Sforza a revocargli il 'privilegio' e concederlo a loro.
Deluso, Gastaldi se ne va a Padova dove, con l’aiuto di garzoni tedeschi, impianta e gestisce personalmente una tipografia di prim’ordine: e non a caso le opere che hanno la precedenza e la più alta tiratura sono proprio quelle di Medicina.
I medici sono, infatti, i primi tra gli uomini del Quattrocento a interessarsi della grande invenzione. L’interesse dei medici non è però diretto soltanto alle opere stampate: non pochi di essi cominciano ad occuparsi personalmente di tipografia, e i loro nomi si incontrano ad ogni passo nella storia delle origini di quest’arte che avrebbe assunto importanza fondamentale nella storia di tutta l’umanità.
Viceversa, nonostante i successi raccolti, il sacro fuoco di Panfilo Gastaldi per la stampa comincia pian piano ad affievolirsi, soprattutto a causa della sleale concorrenza e della perseverante invidia degli altri medici.
Quel che non si è ancora spenta è la sua passione per la Medicina. Gastaldi si ritira difatti dalla sua storica impresa, e ricomincia a fare il medico. Ma è ugualmente per suo merito che la stampa comincia a diffondersi in Italia, per assurgere ben presto a vera arte.
Non pochi saranno i seguaci di Esculapio (anche a Bologna, Firenze, Roma...) che vi si dedicheranno a tempo pieno, contribuendo in modo determinante alla sua evoluzione; ma ancor più numerosi saranno coloro che affiancheranno tipografi 'laici' in qualità di consulenti nella difficile scelta e supervisione della stampa dei testi classici o di nuova uscita.
Oggi il dottor Panfilo Gastaldi è universalmente considerato uno dei primi stampatori italiani, se non il prototipografo, il primo di quella illustre dinastia che ha reso l’Italia famosa in questo campo con i nomi di Aldo Manuzio e Giambattista Bodoni.
Eppure, all’inizio pochi hanno capito l’enorme Influenza che Gastaldi avrebbe avuto nella diffusione della cultura: quando muore, i concittadini entrano nella tipografia, prendono a furor di popolo il torchio e gli altri arnesi per la stampa e, credendoli cose diaboliche, li danno alle fiamme sulla piazza principale.
Proprio là dove, quattrocento anni dopo, verrà eretto un monumento dedicato al medico tipografo, 'uomo valente et sapiente nel trascriver libri in metallo'.