Non è assolutamente il caso di essere disperata, ed in generale neanche preoccupata. Il prolasso mitralico non costituisce di per se un rischio clinico; è semmai una lieve anomalia morfologica (quindi della forma, ma non della funzione) di una valvola, che deve essere seguita nel tempo, facendo periodicamente (ma non spesso, è sufficiente ogni 3 anni circa) un ecocardiogramma, per accertarsi che non evolva verso la vera e propria malattia cardiaca, che sarebbe l’insufficienza mitralica, cioè una anomalia di funzione della valvola. Anche se si dovesse confermare un significativo prolasso (ma ciò non è detto, potrebbe anche non essere evidente ad un successivo esame) solitamente non è richiesta nessuna terapia, tranne che per due circostanze: 1) se dovesse associarsi la tendenza a tachicardia o aritmie (percepite come palpitazioni), potrebbe essere utile usare farmaci betabloccantui; ciò tuttavia non è frequente; 2) nel caso di procedure odontoiatriche o di interventi chirurgici, per prevenire il rischio che si abbia una infezione della valvola, si devono usare preliminarmente degli antibiotici (“profilassi dell’endocardite batterica”); si tratta comunque di una pratica molto semplice. In conclusione, come vede, non è affatto una situazione drammatica, ma che richiede soltanto un po’ di attenzione e alcune precauzioni. Quanto all’attività fisica, non vi è alcun motivo di limitarla.