Le modificazioni indotte dall'altitudine, come aumento della ventilazione, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa (per riduzione delle proprietà viscoelastiche delle grandi arterie) variano in rapporto alla quota raggiunta e sono maggiori a media e alta quota, cioè sopra i 1800 metri.
Il paziente iperteso può comunque soggiornare in montagna fino a 3000 metri rispettando alcune indicazioni, come avere un buon controllo pressorio e la possibilità di misurazioni o automisurazioni frequenti, assumere scrupolosamente la terapia, chiedere consiglio al medico curante come modificarla o aumentarla in caso di aumento importante dei valori pressori, verificare il comportamento della pressione arteriosa in laboratorio durante test da sforzo, effettuare un adattamento graduale alla quota, fare attenzione a sintomi banali come cefalea persistente o ronzi auricolari o sangue dal naso, non iniziare attività fisica in caso di sintomi più gravi come fatica di respiro o dolori al torace, riservare escursioni impegnative ad alcuni giorni dopo l'arrivo in quota, svolgere attività fisica in condizioni di sicurezza.