Penso che si tratti di un errore di scrittura, e che in realtà voglia riferirsi alla fibrillazione atriale (quella ventricolare, del resto, porta alla morte, purtroppo la coagulazione non sarebbe un problema). Nella fibrillazione atriale il sangue tende a ristagnare nelle camere del cuore appunto denominate atri, che non si contraggono bene; data questa situazione di stasi ematica vi sono buone probabilità che si formino dei coaguli al loro interno (trombi) e che dei frammenti di questi coaguli possano staccarsi passando nella circolazione generale (embolia) determinando l’interruzione della circolazione e quindi un danno funzionale nei distretti in cui ciò avviene (per esempio nel cervello, causando l’ictus, oppure negli arti, causando la necrosi dei tessuti). A tutto questo ci si oppone utilizzando la terapia anticoagulante, rendendo cioè il sangue più “fluido” e rendendo quindi meno probabile la sequenza di eventi descritta. Questa terapia deve però essere tenuta sotto controllo (monitorata) con molta attenzione con uno specifico esame di laboratorio (INR) in modo da individuare la dose di farmaco giusta per il singolo soggetto, in modo da non correre il rischio di esagerare e provocare delle emorragie, cosa possibile se il sangue diventa troppo fluido.