Gentile signora, mi ha molto colpito il suo messaggio; ricco di pensieri e riflessioni che vanno oltre l'ordinario. Per me non è facile fornirle una risposta immediata, esauriente, definitiva ....
Non voglio darle una risposta o una soluzione. Preferisco valorizzare i suoi sentimenti e il bisogno di avere una relazione capace di contenerla appieno, che soddisfi il suo bisogno di essere riconosciuta nella sua dignità di donna, di persona. E soprattutto degna di essere amata e rispettata.
Nella relazione a due, soprattutto quando non è "primaria" (come quella madre-bambino) o non è "terapeutica" (ipotizzando una sana rrelazione terapeutica) è facile veder prevalere l'interesse di uno sull'altro. In questo caso e soprattutto quando il bisogno "egoico" è impellente, la sofferenza di chi in quel momento ha più isogno di aiuto, diventa devastante.
Ricordo a proposito una citazione di Carl Rogers: Una relazione di "aiuto" potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire, in una o in ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto ed una maggiore possibilità di espressione.
A questo punto lascio a lei riconoscere, ha il potere di farlo, che quella relazione non riesce a darle - minimamente - la gratificazione primaria che spasmodicamente sta cercando. Probabilmente, la soddisfazione alle necessità esistenziali profonde che emergono dalle righe del suo messaggio, potrebbe arrivare solo da una adeguata, e professionalmente fondata, relazione terapeutica.