Gentile signora, l'epilessia è una situazione di iperattività "disordinata" di alcune cellule della corteccia cerebrale. Questa iperattività viene "domata" dai farmaci che agiscono riducendo l'attitudine delle cellule epilettiche a "sparare troppo". Quindi, se il farmaco funziona, a tanta concentrazione della medicina nel sangue corrisponde tanta riduzione dell'attività epilettica. Siccome l'attività epilettica è un "eccesso" di attività, non si può pensare di abbattere completamente l'attività delle cellule della corteccia nell'intento di risolvere l'epilessia: bisogna trovare un giusto equilibrio tra riduzione dell'eccesso e normale funzione della corteccia cerebrale. E' un pò come dosare la fiamma per ottenere una buona cottura, nè troppo poco nè troppo. A questo servono i neurologi, gli elettroencefalogrammi e la buona partecipazione del paziente alla cura. In certi casi, per motivi ignoti, un trattamento lungo dell'epilessia può portare alla sua guarigione definitiva, quindi alla possibilità di eliminare i farmaci dalla propria vita. Però, essendo un fatto sconosciuto, non ci si può fare affidamento, per cui psicologicamente è bene che il paziente metta in conto di doversi curare per tutta la vita, salvo il fatto di risultare "fortunati". Per questo motivo, se per diversi anni, sotto il giusto dosaggio dei farmaci, non si verificano più crisi e si assiste alla normalizzazione degli EEG, è lecito tentare una cauta riduzione del dosaggio per vedere se l'epilessia si è "risolta da sola".
Se l'apparecchio a luce pulsata non viene diretto sugli occhi (cosa spero non richiesta dalle sue condizioni trilcologiche) è difficile che possa provocare una crisi epilettica.
Saluti