La pz. è affetta da una anemia emolitica autoimmune associata a PTI da 13 anni. Nel '99 si è verificato un ictus ischemico; trattata con antiaggreganti (cardioaspirina 100 mg), nel '04 ha avuto un nuovo attacco ischemico. Nelle indagini diagnostiche eseguite si è riscontrata una
Pervietà del forame ovale da mancato accollamento dei foglietti realizzante lieve shunt sn-dx. Ci propongono un intervento cardio-chirurgico per chiudere il dotto di Botallo, ma a che rischi andiamo incontro? Quale
Terapia sarà praticata dopo l'intervento? Antiaggregante? Ricordo che è affetta da PTI e non è stata splenectomizzata. Dopo la chiusura del dotto di Botallo potrà eseguire
INTERVENTI chirurgici senza rischi elevati visto che va in contro alla splenectomia? Perdonate la nostra ignoranza ma l'interverto cardio-chirurgico, materialmente parlando, in che cosa consite?