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Esperto Risponde

Egregio dottore, soffro dalla nascita, di

Egregio dottore, soffro dalla nascita, di tachicardia parossistica recidivante, e dal doppler, ecocuore ecc. non risulta alcuna Patologia. Ma le crisi sono state sempre frequenti e lunghe e si originano spontaneamente, con un movimento un po' brusco, ma anche a riposo e adirittura la notte mentre dormo... Spesso riesco a risolverle con un lunghissimo, profondo respiro, ma talvolta non riesco a controllarle. Verso i 30 anni, in seguito alla morte di mio padre ho avuto degli episodi frequentissimi e il cardiologo mi ha assegnato il Cordarone, che ho assunto quotidianamente per 6 anni. Poi ho smesso la cura, ma in seguito a nuove, frequenti e lunghe crisi, circa 12 anni fa ho ricominciato ad assumere medicinali: una compressa di Almarytm al giorno. E così va bene per cui continuerei prendere l'Almarytm per tutta la vita. Ma adesso incomincio a chiedermi se non può danneggiarmi il fegato o altro e se sarebbe il caso di fare l'ablazione. Confesso che mi fa paura. Vivo in un paese dell'agrigentino e so che la Sicilia non è al massimo per le tecniche moderne. A chi dovrei rivolgermi?O continuo a vivere tranquillamente col mio almarytm? Grazie Caterina.
Risposta del medico
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La decisione sul tipo di trattamento da praticare si basa oltre che sulla valutazione clinica anche sulla personale preferenza del paziente. Poichè la terapia con Almarytm è efficace lei può proseguire la stessa a tempo indeterminato non preoccupandosi in particolare di un ipotetico danno epatico. Sono invece necessari controlli cardiologici per verificare la situazione di compenso cardiaco e la stabilità del ritmo. L’indicazione all’ablazione si porrà se vi sarà una ripresa degli episodi di tachicardia parossistica frequenti e di lunga durata, eventualmente poco tollerati ovvero effetti indesiderati da Almarytm. In breve, se lei non vuole proseguire la terapia medica con almarytm anche nel timore di effetti indesiderati legati al farmaco e non ha obiezioni al trattamento invasivo si sottoponga all’ablazione. Se invece ha riserve (e timore) sul trattamento con cateteri intracardiaci può proseguire la terapia farmacologica riservandosi di sottoporsi all’ablazione solo nel caso di insuccesso della terapia medica.
Risposto il: 22 Marzo 2005