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Esperto Risponde

Egregio dottore sono un uomo di 32 anni. circa 4

Egregio Dottore sono un uomo di 32 anni. Circa 4 anni fa, in seguito ad una serie di disturbi cardiaci, quali forti tachicardie associate a "tuffi" (attribuiti ad aritmie cardiache), mi sono sottoposto ad una completa serie d’esami (TAC, Eco, ECG da sforzo, Holter-24h) al fine di delinearne le cause. In un primo momento l'unica anomalia riscontratami è risultata essere un lieve prolasso della valvola mitrale accompagnato ad un leggero rigurgito (presentatomi come “irrilevante”). Dagli esami eseguiti negli anni successivi è emersa un'ulteriore problema riguardante la radice aortica: questa è risultata essersi dilatata fino a 4,6 cm, pur non compromettendo la tenuta della valvola aortica. A parere dei cardiologi da me consultati, tali condizioni non dovrebbero suscitare in me preoccupazioni ne condizionarmi nelle scelte di vita poiché definite "congenite" e, nel caso della dilatazione, legate ad una leggera ipertensione. Eppure in non riesco a sentirmi così sereno viste anche le preoccupazioni espresse da altri utenti del presente sito, preoccupati, nelle loro domande, di dilatazioni meno gravi della mia. Mi devo considerare un cardiopatico? Nel mio futuro sarà inevitabile il cardiochirurgo? Essendo una persona molto ansiosa vi prego di rispondermi con la massima schiettezza: da quando sono a conoscenza della mia patologia il terrore di sentirmi male e di peggiorare la mia situazione limita tutte le mia attività lavorative, sociali ed umane rendendo infelice me e le persone che mi sono vicine (causandomi peraltro patologici stati d’ansia soprattutto all’insorgere delle sintomatologie sopra descritte). La ringrazio moltissimo e vi porgo i miei più cordiali saluti. Pino.
Risposta del medico
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Ritengo che non debba preoccuparsi se non di effettuare controlli cardiologici periodici e, se risulta avere la pressione arteriosa elevata curare questa. L’eventuale riscontro nel tempo di un accrescimento delle dimensioni della radice aortica (che è possibile non avvenga) determinerà decisioni circa la terapia da proporre.
Risposto il: 01 Novembre 2006