Con ogni probabilità suo padre soffre di disfagia, conseguenza dell'ictus che l'ha colpito. L'ictus cerebrale, oltre a poter rendere più deboli (paresi) o totalmente immobili (paralisi) gli arti, può rendere deboli i muscoli che sono deputati alla deglutizione. Le conseguenza possono essere polmoniti, dovute al passaggio di cibi in laringe, e quindi in trachea e bronchi, o il soffocamento con le intuibili conseguenze. Tipicamente, l'ingestione di liquidi può essere più difficoltosa dei cibi pastosi. Nelle forme lievi, a volte bastano alcune precauzioni: far mangiare il paziente sempre in posizione seduta, assumendo una posizione del capo verticale (rischiosa la flessione) e facendogli ingerire cibi semisolidi (es. omogeneizzati, frullati, yogurt densi, gelati). I liquidi di cui ognuno di noi ha bisogno possono essere assunti sotto forma di gel. Esistono delle sostanza che addensano i liquidi, acqua compresa, ma anche delle confezioni preparate di acqua gelificata in farmacia. Nelle forma più gravi o quando, come nel caso di suo padre, si è già verificata una situazione pericolosa, è opportuna la valutazione di un'eventuale nutrizione attraverso vie alternative, tra le quali il posizionamento di un dispositivo (PEG), costituito da un sondino che attraverso la parete addominale raggiunge direttamente lo stomaco L'intervento in genere si effettua in anestesia generale. la scelta di questa opzione, oltre che dalla gravità della disfagia, è anche suggerita dalle ridotte attese di miglioramento, tipiche di un ictus con esiti ormai stabilizzati.
Naturalmente la valutazione va fatta da un medico esperto (in genere un neurologo o un fisiatra) e ogni iniziativa va adattata alle condizioni del paziente. Saluti