Gentile Signora,
il bruciore ai genitali è generalmente dovuto ad una vulvovaginite, cioè ad una infiammazione della vagina e dei genitali esterni. L'etiologia dell'infiammazione può essere varia, anche se la causa più frequente sono le infezione batteriche, virali o micotiche.
Quando vi sono segni evidenti per fare una diagnosi, come le vescicole nell'herpes, o le secrezioni simil-caseose nella candidosi (che si associa tipicamente anche al prurito) o le perdite verdastre schiumose nella tricomoniasi, si può anche cominciare a somministrare una terapia, dopo avere tuttavia effettuato un esame microsocopico ed un tampone per esame colturale, per una successiva conferma diagnostica. Nei casi in cui invece il bruciore è l'unico sintomo e soprattutto quando la sintomatologia è ricorrente e refrattaria alla terapia, gli esami sopra citati sono indispensabili per confermare l'eventuale presenza di microrganismi e avere un antibio- o anti-micogramma, che consenta di effettuare una terapia farmacologica mirata.
Vi sono tuttavia alcune forme di vulvite in cui gli esami batteriologici sono negativi e che possono essere provocate da stimoli irritativi di tipo fisico (assorbenti o pantaloni stretti per esempio) o da fenomeni di sensibilizzazione a detergenti per l'igiene intima o agli stessi farmaci. Queste forme richiedono la rimozione delle possibili cause (sospensione delle terapie antibiotiche, utilizzo di assorbenti ipoallergenici, evitare gli indumenti stretti o colorati), l'eliminazione di alcuni comportamenti errati ( lavarsi troppo spesso e con detergenti aggressivi) e l'impiego di preparati lenitivi, ricostitutivi ed eventualmente di cortisonici.
Risposta a cura del Dott. Francesco Guida, Dirigente Medico U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia, A.O.R.N. "A. Cardarelli" -