Gentile Dottore/Dottoressa, ormai quasi due mesi fa, mi fu diagnostico in PS, in seguito ad un rapporto non protetto, una forma di herpes genitale. Superato l'episodio erpetico constatai di continuare ad accusare un fastidio intimo che da sola non sapevo identificare, simile ad un congiunto di dolore, bruciore e prurito, lievi ma costanti. Mi rivolsi in breve tempo ad un ginecologo che mi riferì che le ulcerazioni erano guarite ma che probabilmente, in seguito al trattamento topico con Aciclovir, potevo essere irritata e mi prescrisse un detergente intimo specifico. Preoccupata nonostante le rassicurazioni, decisi di rivolgermi ad una clinica medica privata convenzionata per effettuare un check up per malattie sessualmente trasmissibili sia con prelievo ematico che tampone vaginale per un'indagine in biologia molecolare (anche ricerca DNA agenti patogeni sessualmente trasmissibili). La dottoressa che svolse il tampone sostenne di aver visto delle vescicole, così pensai di essere di fronte ad una recidiva. I sintomi continuarono a persistere e con essi anche una sensazione di peso a livello pelvico accompagnato dalla sporadica percezione di "piccole scosse". L'esito del tampone vaginale invece non segnalò la presenza di Herpes simplex virus ma la positività a Mycoplasma hominis. Contattai subito il medico di base che mi disse che è normalmente presente in persone sessualmente attive. Non sapendo ancora una volta dare risposta ai miei fastidi mi rivolsi nuovamente in PS ginecologico. In seguito a consulto, visita ed ecografia mi fu somministrata una terapia con Azitromicina 500mg, 2cp in monosomministrazione, fermenti lattici per almeno un mese, una crema lenitiva per applicazione vulvare. Subito dopo sono arrivate le mestruazioni. Terminate, sento di trovarmi nella stessa situazione sopra descritta. Specifico che dal momento della diagnosi iniziale di herpes non ho più avuto rapporti e ho curato l'igiene intima a livello maniacale, seguendo le terapie e usando i prodotti raccomandati. Mi sento scoraggiata perché nonostante tutti i professionisti ai quali io mi sia rivolta, persista in me un grande punto di domanda e al momento sono disorientata sul come agire. In settimana ho un appuntamento fissato con il mio medico curante. Data la presa a livello psicologico che ha avuto in me il fatto di essere consapevole di avere un'infezione sessualmente trasmessa, potrebbe trattarsi di una somatizzazione? Sarebbe forse opportuno ripetere un tampone vaginale e cervicale? Dovrei forse proporre di sottopormi all'urinocultura, alla quale non mi sono ancora sottoposta? La ringrazio anticipatamente per l'attenzione e il supporto da lei fornitomi. Cordialmente
Gentile ragazza,
la sua frustrazione è ben comprensibile dato l'impatto negativo del problema sulla sua qualità di vita.
Da quello che riferisce ha già effettuato accertamenti e trattamenti di vario tipo, ma le sensazioni negative permangono.
Potrebbe trattarsi di una sofferenza delle terminazioni nervose dell'imboccatura vaginale, vale a dire una neuropatia, che talvolta può presentarsi dopo un'infezione di tipo erpetico e permanere anche se i tamponi sono negativi.
Una ripetizione dei tamponi ed un'urinocoltura dopo la terapia antibiotica potrebbe essere comunque utile per valutare la flora batterica locale.
Il check up negativo per MST è rassicurante.
Penso che a questo punto potrebbe essere consigliabile una visita di persona presso un medico di sua fiducia con particolare preparazione nello studio e nel trattamento del dolore sessuale femminile, per valutare la localizzazione delle zone dolorose ( superficiali? profonde?) , l'entità del dolore, e l'eventuali alterazioni della normale fisiologia locale . Potrebbe essere di supporto anche l'esecuzione di un'ecografia soprattutto per evidenziare la presenza di eventuali lifonodi ingrossati.
Tutti dati che aiuterebbero molto per definire una diagnosi precisa, e, di conseguenza, una terapia idonea.
Cordiali saluti
dott. Piergiorgio Biondani.