La sindrome dell’ ovaio policistico ( PCOS) è associata a iperandrogenismo; spesso anche dislipidemia e infiammazione sistemica. Le statine oltre ad essere i farmaci più efficaci e meglio tollerati nel ridurre il C-LDL , hanno dimostrato “in vitro” di ridurre la proliferazione delle cellule della teca ovarica quindi la produzione di ormoni steroidei.
Un recente trial ( peraltro di piccole dimensioni) ha dimostrato che le donne con PCOS che – oltre alla pillola contraccettiva - assumevano statine ( in questo caso la simvastatina) presentavano una significativa riduzione della produzione di testosterone ( rispetto a quelle che assumevano la sola pillola) e dell’ ormone luteinico ( LH ) ma non dell’ omone follicolostimolante; si osservava inoltre riduzione dell’ irsutismo; infine si ossevava una riduzione della PCR (un marker di infiammazione sistemica (Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, doi:10.1210/jc.2006-1988)
Quindi vi sono evidenze favorevoli all’ uso delle statine nella PCOS, per effetti che non sarebbero non limitati al solo abbassamento del C-LDL.
I suoi livelli di colesterolo T e LDL sono indubbiamente elevati e – stando alle linee guida [ ad esempio lo Statement della American Heart Association relativo a “Managing Abnormal Blood Lipids” (Circulation. 2005;112:3184-3209.)] è consigliata terapia farmacologica in caso di C-LDL maggiore di 190 mg/dl.
Allo scopo di valutare più compiutamente il rischio di sviluppare cardiopatia bisogna inoltre considerare se siano presenti altri fattori come familiarità per malattie cardiovascolari, fumo, sedentarietà, ipertensione e ridotta tolleranza al glucosio ( spesso presente nella PCOS).
Quanto alla sicurezza, le statine sono farmaci ben tollerati e con pochi efetti collaterali.
Possono dare sostanzialmente due problemi:
1 ) miopatia (=danno muscolare); quindi segnalare al Medico dolori muscolari e debolezza alle gambe, stanchezza generale immotivata,
E’ consigliato eseguire - con periodicità inizialmente mensile - il controllo del CK ( enzima liberato dai muscoli danneggiati); il CK andrebbe controllato anche prima di iniziare la terapia con statine, specie se vi fosse una storia di ipotiroidismo;
2) danno al fegato, che si riconosce da un aumento delle transaminasi, raramente oltre 3 volte il normale livello: quando ciò si verificasse vanno interrotte; è consigliato un controllo inizialmente mensile di AST e ALT; iniziali modesti incrementi tendono a nomalizzarsi con il tempo e non devono far interrompere la terapia.
Se la terapia con statine fosse insufficiente a ridurre la colesterolemia è possibile l’ associazione con l’ ezetimibe, un farmaco che inibisce il riassorbimento intestinale del colesterolo.
E’ sempe indispensabile associare alla terapia famacologica un corretto stile di vita ( dieta e raggiungimento del peso coporeo ideale), regolare attività fisica, astensione dal fumo, controllo della pressione.
Infine non dovrebbe esserci riduzione di efficacia della pillola quando assunta con la rosuvastatina:
segnalo in proposito il lavoro “The effect of rosuvastatin on oestrogen & progestin pharmacokinetics in healthy women taking an oral contraceptive” - pubblicato su Br J Clin Pharmacol 2004 Mar;57(3):279-86 - che riporta queste conclusioni: “ la rosuvastatina può essere somministrata insieme con i contaccettivi steroidei senza che le concentrazioni plasmatiche di questi ultimi diminuiscano, ciò indicando che l’ efficacia contraccettiva non dovrebbe essere diminuita; questi dati sono in accordo con l’ assenza di induzione del citocromo CYP3A4 da parte della rosuvastatina”).
Comunque in merito chieda anche al Ginecologo ( o all’ Endocrinologo) che La segue.