Ho 61 anni da sempre bradicardico, nel 2005 terapia antiipertensiva con norvasc 5 mg e in un giorno di caldo a 38 gradi, dopo la solita assunzione di pillola, episodio lipotimico, 80 di pressione massima e ricovero in ospedale. I medici indagano la bradicardia ma l'esame elettrofisiologico dice che la media di 40 di fc è fisiologica. Il test ergometrico asintomatico, mostra però un sottoslivellamento st in V5 V6, segue scintigrafia che non evidenzia alcun difetto di perfusione. Tutto normale fino a luglio 2008; nelle identiche condizioni di caldo e di terapia, nuovo episodio di vertigine, senso di nausea e sudorazione per circa un'ora a fasi alterne, quindi ricovero ospedaliero. Nuovo test ergometrico con il solito sotoslivellamento st ma stavolta i cardiologi prescrivona una coronarografia che rivela tre stenosi la più grave 65% nell'IVA. Mi dicono che ho bisigno di un solo by-pass ma io consulto un altro ospedale dove mi consigliano un'angioplastica con inserimento di uno stent medicato con everolimus. Dopo tre mesi dall'intervento eseguo un controllo con test da sforzo, asintomatico ma il sottoslivellamento è sempre presente. Il mio cardiologo mi fa eseguire una scintigrafia che parla di difetto di perfusione reversibile dell'apice e quindi consiglia una nuova coronarografia, il medico che ha messo lo stent dice che è tutto normale perchè il difetto dipende da un ramo diagonale che lui non ha trattato perchè troppo esile. Da tutto questo è passato ancora un mese e non ho mai avuto problemi particolari. Chiedo chi ha ragione? e inoltre l'angioplastica è stata la scelta giusta?
Risposta del medico
Paginemediche
mi sembra che non esista una sostanziale diversità di pareri, ma solo una maggiore o minore conoscenza del caso. Si affidi con
fiducia ai medici emodinamisti che hanno eseguito l’angioplastica.