Il fumo di sigaretta è un fattore di rischio maggiore per contrarre la temibile malattia cronica che va sotto il nome di bronchite cronica. Più correttamente, da svariati anni, a tale nome è stato preferito quello di BPCO, ossia bronco pneumopatia cronica ostruttiva, in quanto meglio descrive il coinvolgimento globale delle vie aeree e del polmone stesso. Nell'ambito della patologia, poi, convergono due tipici profili clinici: quello enfisematico e quello bronchitico. Dalla diversa compartecipazione delle due forme nasce l'universo della casistica clinica.
Non siamo tutti uguali nei confronti del fumo: alcuni di noi sono molto sensibili al danno da esso prodotto ammalandosi anche fumando cinque sigarette al giorno. Altri, più refrattari, contraggono forme minori della patologia anche fumando considerevolmente. Non conviene provare a vedere il proprio grado di sensibilità al fumo in quanto la malattia è sostanzialmente irreversibile e progressiva. Ma veniamo al suo caso. Il modo opportuno per porre una diagnosi non è certo una radiografia del torace quanto, piuttosto, una visita specialistica ed un esame spirometrico. Un medico non potrebbe, quindi, mai porre una diagnosi di BPCO sulla scorta di un esame radiografico del torace. Un eventuale test di broncoreversibilità potrà darci una idea della possibile risposta ai farmaci broncodilatatori.