Mentre leggevo, mi è tornato in mente un vecchio adagio della filosofia orientale antica: “il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora …” al quale sono solito aggiungere una mia parte: “è il presente rischia di sfuggirci di mano”. Tutto ciò per dire che è molto facile perdere il contatto con la realtà se si rimane a rimuginare su ciò che è accaduto o su ciò che potrebbe accadere.
A me sembra che, in questo momento, la cosa più importante sia la relazione (che ormai dura da cinque anni) con il suo compagno. Il resto, cioè i pensieri che hanno preso piede dal momento che si è palesato “l’altro”, è soltanto una forma di invidia e gelosia (due cose diverse) che nasce soprattutto (ho questa sensazione) da una sua scarsa autostima e probabilmente da una certa insicurezza non tanto nei riguardi del rapporto o del suo ragazzo, quanto verso di se e le sue convinzioni. Non voglio dilungarmi.
Varrebbe la pena contattare un professionista esperto che, attraverso una serie di colloqui clinici, la aiuti a definire meglio la sua situazione e soprattutto l’aiuti a trovare la giusta fiducia in se stesso.