La condizione clinica di encefalopatia epatica molto spesso non è in relazione ai valori di ammoniemia. Pertanto l’evoluzione dello scompenso del tipo “encefalopatia epatica” va valutata clinicamente dal medico curante e non sulla scorta dei valori di ammoniemia. La terapia con aminoacidi a catena ramificata per via endovena ha un certo valore per un periodo limitato di giorni, di solito 3-4, poi va comunque sospesa o sostituita con soluzioni di aminoacidi selettivi. Per quanto riguarda la prognosi della condizione da lei descritta, bisogna tenere presente che la cirrosi epatica è comunque una patologia assai grave dalla prognosi severa, soprattutto nella fase in cui si realizza uno scompenso. Inoltre, per affrontare un argomento così delicato, è certamente necessario avere l’opportunità di “vedere” , poter visitare e conoscere i dati bioumorali del paziente. Si può, in linea generale, distinguere, comunque, il caso in cui l’encefalopatia epatica sia la conseguenza di un qualche fattore insorto temporaneamente, ad esempio un’eccessiva assunzione di proteine (carne, pesce o uova) con la dieta, oppure una stipsi di lunga durata, oppure l’uso di farmaci sedativi o tranquillanti o sonniferi; d’altro canto l’encefalopatia epatica può verificarsi anche senza nessuno dei fattori scatenanti precedentemente considerati. Nel primo caso, con la rimozione del fattore scatenante può realizzarsi il miglioramento dell’encefalopatia ed il ripristino della condizione antecedente allo scompenso. Chiaramente nel secondo caso la prognosi è, invece, meno favorevole.