Esiste sicuramente una predisposizione familiare per ipertensione arteriosa e diabete (fattori di rischio per ictus); i familiari dovranno quindi stare attenti alla insorgenza di tali situazioni (tramite misurazioni della glicemia e della pressione arteriosa) e curare tali patologie, non appena insorte.
Attualmente il problema principale sono gli esiti dell’ictus. Bisogna seguire con TAC l’evoluzione del focolaio ischemico cerebrale e, comunque, i rischi di una operazione cardiochirurgica (collegati alla possibilità di infarcimento emorragico dell’area ischemica con peggioramento del quadro neurologico, a sua volta dipendente dall’uso della eparina per la circolazione extracorporea) sono proibitivi, né, d’altra parte, si ravvede alcun carattere di urgenza. L’operazione cardiochirurgica deve essere comunque preceduta da una valutazione invasiva (Coronarografia, aortografia) considerando che vi è una concreta possibilità che le coronarie (oltre alle carotidi) siano interessate da processi ostruttivi. L’operazione consiste nella sostituzione dell’aorta ascendente con una protesi. Tale atto chirurgco può essere o meno accompagnato da reimpianto della coronarie e sostituzione della valvola aortica nativa. Ovviamente in caso di patologia coronarica sarà indispensabile associare dei bypass aorto-coronarici. L’impegno chirurgico ed il rischio operatorio non sono quindi trascurabili. L’indicazione normalmente si dà per un calibro > 55 mm, ma in caso di importante comorbidità, si può attendere sino a 60 mm. Ovviamente molto importante è valutare la progressione della dilatazione. Al momento comunque, considerando le dimensioni dell’aorta ed il recente ictus, seguirei con ecocardiogramma l’evoluzione del quadro.