Nella risposta che mi avete inviato oggi forse non

Purtroppo in questo contesto non è possibile scendere nei particolari relativi alla valutazione di un caso clinico che può e deve essere interpretato nel suo giusto scenario. Pertanto le risposte saranno necessariamente generiche cercando di offrire delle interpretazioni che non vogliono per nulla sostituirsi all’attività dei medici che seguono quel malato, i quali sono e rimangono gli unici protagonisti del programma disgnostico-terapeutico del paziente che si è affidato alle loro cure. Per quanto riguarda il suo quesito, c’è da ribadire che l’obiettivo principale della terapia antivirale con interferone e ribavirina nella epatite C è la scomparsa definitiva del virus stesso dal sangue del paziente, con conseguente normalità dei valori delle aminotransferasi. Nel caso di suo fratello, non avendo avuto scomparsa del virus entro i 6 mesi di terapia, è definibile quale non responder alla terapia stessa, indipendentemente dalla normalità dei valori di aminotransferasi. Inoltre non è possibile esprimere un giudizio di peggioramento da epatite cronica a cirrosi a seguito della terapia con interferone della durata peraltro di 8 mesi, tanto più che non si era a conoscenza della condizione epatica prima della terapia, non essendo stato mai stato sottoposto a biopsia epatica. E’ possibile che già prima della terapia fosse presente una condizione di cirrosi epatica in fase di compenso e che la terapia istituita possa avere determinato il sopraggiungere di edemi agli arti inferiori. E’ verosimile che convenga sospendere la terapia ed eseguire esami strumentali di approfondimento dello stadio della malattia quali una endoscopia del digerente alto ed una ecografia addominale.