Abbreviazione del termine inglese Carbohydrate Deficient Transferrin, il test CDT è costituito da una glicoproteina prodotta dal fegato, la cui concentrazione
nel sangue aumenta nei soggetti che fanno abuso di alcol. Tale incremento avviene quando il soggetto ha consumato in media più di sessanta grammi d’alcol al giorno per più di una settimana (approssimativamente una bottiglia di vino o più di un litro e mezzo di birra). Quando il consumo viene interrotto, ci vogliono parecchi giorni di astinenza prima che la concentrazione di CDT nel sangue diminuisca. Il principale vantaggio di questo marker è la sua buona sensibilità, in ogni caso superiore a quella delle GGT e dell’MCV, e soprattutto la sua precisione (oltre il 90%), cosicché quando il CDT è elevato, vi è praticamente la certezza di essere di fronte ad un soggetto etilista. Il test è peraltro indipendente dall’età, all’assunzione di medicinali, dalla presenza di altre patologie, ed il suo aumento è osservato nei soggetti che abusano di alcol sia regolarmente che irregolarmente
(per esempio, le ubriacature del fine settimana). Nel dosaggio della CDT si riscontrano pochi casi in cui risulta positivi in assenza di assunzione di alcolici (Falsi Positivi, FP). Ciò avviene soprattutto in pazienti con insufficienza epatica (danno epatico non alcol-correlato quale: cirrosi biliare primitiva, epatite cronica virale, epatite cronica virale attiva, epatocarcinoma, epatopatia iatrogena, cirrosi da epatite cronica attiva o cirrosi primaria delle vie biliari) o nei soggetti sottoposti a trapianti combinati di pancreas e rene. Altre cause di FP possono essere i pazienti ed il 25% dei portatori sani della sindrome CDG (carbohydrate -deficient-glycoprotein syndrome), oltre ai pazienti con una variante D, geneticamente rara, della Transferrina. Pertanto lei potrebbe appartenere ad una di queste rare categorie. Non si sono osservati casi di FP con l’uso di un gran numero di farmaci o droghe, in particolare oppiacei. Per i casi di falsi negativi sembra che una spiegazione possa risiedere nella presenza di fattori genetici o metabolici che proteggano le glicoproteine dall’azione dell’Etanolo e dei suoi metaboliti.