Gentile Rosa, la terapia farmacologica ha dei vantaggi indubbi, ma anche degli svantaggi: uno di questi è che non si può prescrivere "a distanza" un farmaco, perchè non è possibile prevedere le risposte soggettive a quella determinata molecola, e a quei dosaggi. E' necessario fare un lavoro "in corpore vivi", valutando le risposte del paziente, calibrando in base a queste la scelta del farmaco e i relativi dosaggi; la invito perciò a valutare assieme al neuropsichiatra la terapia farmacologica più opportuna per il ragazzo. ATTENZIONE: lo *psicologo*, per intenderci con laurea in psicologia e non in medicina, non può PER LEGGE (nè materialmente, non ha il blocchetto per le prescrizioni) prescrivere farmaci, e in tutti i casi è buona norma per uno psicologo, per vari motivi, non mettere mano ai dosaggi della terapia farmacologica senza la supervisione di uno psichiatra. Ergo, dia retta al neuropsichiatra per quanto riguarda la rivalutazione della terapia farmacologica.
Riguardo alla situazione psicologica, l'autismo ha un po' questo assioma: la costanza dell'ambiente. E' normale che il ragazzo risenta del cambiamento di routine, e dovete avere solo pazienza che si riabitui al nuovo sistema. Cercate il più possibile di non creare troppe novità che possano destabilizzarlo, novità come persone, situazioni, eventi nuovi. La prevedibilità rassicura la persona affetta da autismo.
Questi sintomi abbastanza gravi che si sono presentati possono essere attribuiti sia a una terapia farmacologica da risistemare, che a una reazione "di chiusura" in reazione al brusco cambiamento e distacco affettivo.
Ricapitolando: correte dal neuropsichiatra per la terapia, reinserite il ragazzo in un nuovo centro, struttura, cooperativa, che si possa occupare di lui almeno per mezza giornata (è molto importante, prendetevi dei momenti per staccare la spina). Il lavoro ottimale è quello d'equipe: neuropsichiatra + educatore + psicologo esperto di autismo.
Aggiungo, per completezza e per coloro i quali leggeranno la mia risposta, che qualunque terapia possa intraprendere il ragazzo, questa mira a curare e a gestire i sintomi, non a guarire.
Siate forti, ce la farete.
Dr. Delogu
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