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Esperto Risponde

Per cortesia vorrei sapere perche' il riba test di

PER CORTESIA VORREI SAPERE PERCHE' IL RIBA TEST DI CONFERMA PER Anticorpi HCV "NON CONFERMA" GLI ANTICORPI HCV A BASSO TITOLO IN BASE AL TEST ANTI HCV. HCV RNA QUALITATIVO NEGATIVO. TEST RIPETUTI 3 VOLTE. QUALE POSSIBILITA' DI REAZIONE INCROCIATA VI PUO' ESSERE? CON QUALI ANTICORPI? HO LETTO CHE VI SON ANTICORPI SIMILI E PERTANTO REATTIVI AL TEST. QUALI ESAMI DEVO FARE? GRAZIE.
Risposta del medico
Dr. Fegato.com
Dr. Fegato.com
Attualmente sono disponibili differenti tests per la diagnosi di una infezione da HCV. Alcuni, tests di screenings, si basano sulla ricerca di anticorpi (Ab) diretti contro gli antigeni (Ag) del virus (EIA, ELISA, MEIA, Chemiluminescenza); altri utilizzano antigeni supplementari, cosiddetti test di conferma (Immunoblot, Riba); altri ancora, infine, permettono una ricerca “diretta”, svelando il materiale genetico di cui è costituito il virus, cioè HCV-RNA (test in PCR, di tipo qualitativo o quantitativo). I primi testimoniano un “contatto” col virus (tests indiretti), i secondi una “infezione in corso di evoluzione” (test diretti). Altri test ulteriori sono stati messi a punto per determinare il tipo di virus implicato nell’infezione (Genotipizzazione). Per la diagnosi indiretta sono disponibili diversi reattivi. Così, per la ricerca degli anticorpi anti-HCV sono utilizzati dei peptidi di sintesi e/o delle proteine ricombinanti. Gli uni, di tipo EIA, ricercano una attività anti-HCV globale. Gli altri, di tipo immunoblot (Riba), mettono in evidenza i differenti anticorpi in modo distinto, ciascuna proteina essendo depositata separatamente su di un supporto di nitrocellulosa. In un primo tempo questi ultimi tests sono stati presentati come dei “tests di conferma”, potendo escludere l’infezione quando i primi risultavano falsamente positivi. In seguito, con la commercializzazione dei tests che ricercano RNA del virus C mediante PCR, la loro utilità è stata ridimensionata e sono stati messi da parte. Le conferenze di consenso fatte negli ultimi anni dagli specialisti di tutto il mondo in questo campo, hanno stabilito che il loro uso è inutile o solo confinato a degli studi di popolazione, per confermare eventuali positività ai tests di screening basati su tests anti-HCV in ELISA, che possono presentare fino al 25% di falsi positivi. Mentre nelle popolazioni a rischio elevato o nei soggetti sospetti di essere affetti da epatite da HCV, un test positivo per ELISA deve essere confermato da un test qualitativo di HCV-RNA. Il test RIBA permette quindi di aumentare il carattere “non specifico” di alcuni risultati ottenuti con il test “normale” eseguito in EIA. Il caso inverso, cioè negatività al test “normale” e positività al Riba è molto più raro e poco interpretabile (se non considerandolo quale un errore di laboratorio). Risultati falsi positivi ai test indiretti in EIA, sono stati associati con: modalità della conservazione di campioni (sieri conservati per troppo tempo o invecchiati), cross-reattività con altri flavivirus, presenza di anticorpi in grado di reagire con le proteine del microrganismo in cui l’antigene ricombinante è stato prodotto, presenza di anticorpi contro la proteina di fusione (superossido dismutasi) con cui vengono preparati gli antigeni ricombinanti; in seguito alla vaccinazione influenzale, in presenza di iper-gammaglobulinemia e/o di fattore reumatoide (anti-immunoglobulina). Molti risultati falsi positivi inoltre sono stati riportati in pazienti con epatite autoimmune. Pertanto le consigliamo di sottoporsi ad i test per il fattore reumatoide, l’elettroforesi proteica, gli autoanticorpi circolanti (ANA, AMA, SMA, LKM).
Risposto il: 20 Giugno 2005