Gentile Laura, è opportuno rivolgere il quesito sugli eventuali effetti collaterali dei farmaci da lei assunti direttamente al professionista che li ha prescritti.
Da parte mia rispondo volentieri al perché non si è più se stessi quando si hanno le crisi.
Come sa, l'ansia è uno stato d'animo derivante dalla interazione tra la persona e l'ambiente circostante (altre persone, eventi vari, ecc.). Ed il modo in cui percepiamo la nostra ansia è influenzato dall'atteggiamento attraverso il quale noi "filtriamo" ciò che sta accadendo. In pratica, quando una situazione è valutata (percepita o "vista") come superiore alle nostre risorse personali e in grado di minacciare il nostro benessere, compare la risposta ansiosa. Essa rappresenta un segnale che evidenzia una sproporzione tra le esigenze dell'ambiente - così come, in quel momento, sono state valutate dalla persona - e le esigenze della persona stessa (quasi sempre influenzati da valori etici o morali o super-egoici; istanze che non provengono direttamente dalla persona ma da un "ente" esterno); nonché dalle strategie personali, cognitive e comportamentali, che quell'individuo è in grado di mettere in gioco per far fronte a quelle richieste.
Di solito l'ansioso pensa sempre al peggio, riesce a vedere soprattutto il "rovescio della medaglia", si fissa sul problema e ha difficoltà ad aggirare l'ostacolo. Una persona meno ansiosa potrebbe percepire la stessa situazione come una opportunità piuttosto che un limite, sarebbe capace di offrirsi delle possibilità ... riesce a vestire i panni dell'avvocato "dell'angelo" piuttosto che quelli "del diavolo". Può permettersi addirittura di sbagliare.
Nella sua esperienza ha già vissuto queste due prospettive; sa pertanto che quando è in contatto con quella parte di se che la spinge ad essere possibilista, può progettare, fare mille cose e ... sognare :))