a)
Difficolta’ nel transito alimentare dopo un intervento chirurgico “maggiore”, in una paziente di 77 anni sono comuni anche a un mese di stanza dall’intervento stesso e, soprattutto, non indicano di per se’ una rapida progressione della malattia tumorale. Di norma possono essere trattati con farmaci che aiutano lo svuotamento gastrico, prescrivibili dal medico di famiglia.
Da valutare inoltre, sempre con il medico di famiglia (o con un dietologo), l’utilita’/necessita’ di una dieta o di integratori alimentari o, al limite, di un supporto nutrizionale endovenoso. Una buona nutrizione e’ fondamentale per la ripresa dopo un intervento e per la qualita’ della vita.
b)
La situazione, in base all’esame istologico, e’ sicuramente molto severa e, statisticamente parlando, le possibilita’ di guarigione completa sono minime.
Bisognerebbe inoltre sapere se l’intervento chirurgico e’ stato oncologicamente radicale, cioe’ e’ stata asportata tutta la malattia tumorale visibile, (cosiddetto R0) oppure e’ stato tecnicamente necessario lasciare della malattia residua (cosiddetto R2).
Comunque, come regola generale al di la’ delle “probabilita’”, nel singolo specifico caso ogni previsione, in particolare sulla durata della vita, non e’ possibile con accettabile precisione.
Mi pare di capire che non e’ stata consigliata una chemioterapia postoperatoria. Generalmente a 77 anni non la si prescrive, ma, per pura informazione, per una decisione non e’ cosi’ importante l’eta’ “anagrafica” quanto quella “biologica” (cioe’ le condizioni generali e la presenza o meno di malattie associate – es. cardiopatie).
Inoltre la chemioterapia sistemica (cioe’ per via endovenosa o per via orale) e’ poco efficace in caso di metastasi peritoneali (omentali nel caso di Sua nonna). Il trattamento di gran lunga piu’ efficace (chemioipertermia intraperitoneale) e’ molto invasivo e da valutare con attenzione in ogni singolo caso.
Cordiali saluti,
Dott. Piero Gaglia
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