Salve. Innanzitutto “grazie di esistere”: le informazioni – che fanno cultura - sono fondamentali ed importante è il vs. lavoro sul Web. Sono cortesemente a chiederVi un parere sul mio caso clinico, perché ho necessità di capire se si è operato e si prosegue nel modo migliore possibile. Ho compiuto da un mese 40 anni e sono affetta da
Epatite C da ca. 20 anni. Nel 1998 – presso l’Istituto L. Spallanzani di Roma – mi sono sottoposta ad agobiopsia il cui risultato ha evidenziato un'epatite C di grado 5, genotipo 1 a. Non conosco – al contrario – il valore della Stadiazione e prima di leggerne sul vs. sito ne ignoravo anche l’esistenza. Nel ’98 – quindi – l’epatologo che mi aveva in cura mi comunicò che esistevano – come spesso accade – due scuole di pensiero contrastanti: una propensa all’intervento con Interferone già con tale valore ed una contraria alla cura. Concordammo per il non intervento, personalmente anche confidando nei progressi della Scienza e in nuovi ritrovati che sarebbero certamente intervenuti con il trascorrere del tempo. Solo quest’anno, 2003, transaminasi sempre alterate ed un quantitativo virale pari a ca. 906000 unità (metodo Amplicor HCV Roche), nonché l’immissione sul mercato del nuovo PEG-Interferon, hanno indotto la sottoscritta e l’epatologo – operante presso lo Spallanzani - a cominciare la cura con tale preparato, associandolo alla Ribavirina. In considerazione del genotipo virale, riferitomi molto aggressivo, l’epatologo ha deciso d’attaccare la cura con altrettanta “aggressività”, fissandomi dosi di Interferone e di Rebetol alte rispetto allo standard: peso ca. 58 kg e mi sono stati prescritti Pegasys fl da 180 mcg – una a settimana - e 1.000 mg die di Rebetol (pari a 5 capsule al dì). Il problema è il seguente: dopo 3 dosi di Pegasys da 180 mcg ed una quarta ridotta a 135 mcg, con graduale diminuizione del Rebetol solo dopo le prime due settimane di assunzione – passato da 5 a 4 ed infine a 3 capsule die, l’epatologo ha deciso l’interruzione della cura, a causa dei dati riscontrati nelle analisi. A quanto mi è dato di capire oltre ad una forte anemia causata dalla ribavirina, l’assunzione dell’interferone ha depresso troppo il mio
Sistema immunitario ed i valori - credo i più importanti siano questi, nonostante anche altri risultino alterati – sono i seguenti:
al 30/10/03 U.M.
WBC (G. Bianchi) 2,2 10^3/ul
NEU# 0,4 “
HGB 10,4 g/Dl
PLT (Piastrine) 128 10^3/ul
Tali valori sono risultati in calo (eccetto le
Piastrine) nonostante la riduzione delle dosi di farmaci e – se ho ben capito – è questo continuo peggioramento che ha preoccupato il medico, tanto da indurlo all’interruzione della cura. Concludendo e scusandomi se sono stata prolissa, sono cortesemente a chiederVi se Vi ho fornito le giuste informazioni affinché possiate esprimerVi in merito. Certo conoscere la verità e verificare se – per caso - il protocollo d’attacco sbagliato è stato la causa dell’attuale situazione è importante al fine di valutare l’opportunità della sostituzione del medico, ma prioritario è per me sapere come superare l’impasse e cosa esattamente mi devo aspettare: si può ipotizzare una recrudescenza dell’epatite nel frattempo? In un fase priva di adeguate “difese”, quali precauzioni/cure/diete etc seguire? Il sistema immunitario si riequilibrerà da solo – e se sì con quali tempi - o si dovrà intervenire con specifici farmaci per il suo ripristino? Una volta ripristinati valori accettabili è opportuno proseguire la cura, come credo, ma con particolari precauzioni, per esempio escludendo la ribavirina? Io Vi sono grata di ogni Vs. eventuale espressione in merito e confidando in ciò, ringraziandoVi porgo i migliori saluti.