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Salve, nel 2001 a mio padre,37enne, è stata

Salve, Nel 2001 a mio padre,37enne, è stata diagnostica una cardiomiopatia dilatativa. In seguito a i vari esami ci hanno informato che presentava atrio e ventricolo sinistro dilatati, valvola mitrale con una lieve insufficienza, vasi coronarici indenni e una F.E. al 22%. In seguito alla terapia farmacologica e ad una cardioversione elettrica dopo circa 2 anni la F.E. era salita al 53%. Negli ultimi mesi si è reso indispensabile un ulteriore ricovero. La diagnosi è quasi sovrapponibile a quella del primo ricovero, l'unica differenza è una aritmia che non sono ancora riusciti a fermare. Ora l'unica ipotesi che ci prospettano è un trapianto. Questo ci spaventa molto!!! potrebbero esserci altre soluzioni? ho sentito parlare di un defibrillatore, potrebbe essere utile nel caso di mio padre? Inoltre le liste di attesa per un trapianto sono molto lunghe solitamente; se il cuore di mio padre nn riuscisse con la sola terapia farmacologica a recuperare forza contrattile e il valore di F.E. si mantesse intorno al 20% potrebbe mantenere una vita più o meno normale o dovrebbe comunque limitare notevolmente l'attività fisica?
Risposta del medico
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Gentile Signora, dalla Sua lettera mi sembra di capire che Suo padre, molto giovane, sia affetto da una grave forma di cardiomiopatia dilatativa primitiva (coronarie indenni) con severa riduzione della EF (20% circa). Dai dati da Lei forniti direi che vi è la indicazione all’inserimento di una lista per il trapianto cardiaco. In una tale forma di cardiopatia è frequente il riscontro di aritmie, anche ventricolari, alcune minacciose per la vita; utile, in questo caso, prendere in considerazione l’impianto di un defibrillatore impiantabile nell’attesa del trapianto. Se rimanesse invariata la situazione da Lei descritta, Suo padre dovrebbe sottoporsi sicuramente a una severa limitazione della attività fisica
Risposto il: 17 Ottobre 2008