La gravidanza normalmente non comporta alcuna alterazione delle aminotransferasi, che, quindi, rimangono generalmente normali o solo di poco alterate. Tuttavia si possono riscontrare a volte delle alterazioni delle aminotransferasi indicative di un’iniziale patologia epatica. In questo caso è necessario eseguire un approfondimento diagnostico al fine di verificare se tali alterazioni siano dovute ad un problema epatico intercorrente o preesistente alla gravidanza oppure se esse siano complicanze non dovute a patologie specifiche epatiche o se, infine, siano semplicemente espressione delle modificazioni “parafisiologiche” che si possono avere nella gravidanza non complicata. Bisogna, prima di tutto, quindi, distinguere i disturbi epatici in gravidanza in due gruppi principali. Quelli “da gravidanza” cioè provocate da modificazioni metaboliche che si verificano in gravidanza (epatopatia in corso di iperemesi gravidica del 1° trimestre, meno preoccupanti, e le patologie epatiche, clinicamente più rilevanti, che compaiono tipicamente nella seconda metà della gravidanza quali la colestasi intraepatica gravidica, la sindrome pre-eclamptica ed eclamptica, la steatosi epatica acuta della gravidanza). L’altro gruppo è rappresentato dalle malattie epatiche “in gravidanza” cioè casualmente concomitanti con la gravidanza o preesistenti alla gravidanza e slatentizzate da quest’ultima. La condizione che lei riporta necessita quindi di un approfondimento mediante ricerca di tutte le possibili cause di danno epatico (virus epatitici maggiori e minori, farmaci, condizioni preesistenti, latenti, di patologia epatica cronica) e monitoraggio frequente dei tests epatici. Tale condizione nel primo trimestre di gravidanza è solitamente più benevola rispetto alle fasi successive della gravidanza. Comunque il suo problema va valutato con la massima attenzione dal ginecologo insieme all’epatologo ed è necessario che sia integrato con tutta una serie di esami indispensabili per fare luce sui motivi che lo hanno determinato. Consulti quindi il suo ginecologo ed esegua esami ravvicinati per monitorare i valori delle transaminasi.