Parlare di “forte relazione” mi sembra eccessivo. Gli studi si basano su un concetto fisiopatologico generale noto da tempo: l’attivazione del nostro sistema nervoso autonomo simpatico porta ad un aumento del rischio sia in persone sane, ma soprattutto in persone già cardiopatiche. L’attivazione del sistema nervoso simpatico può essere misurata in modo piuttosto complicato, mentre un semplice modo è la frequenza cardiaca e la risposta in frequenza a diverse forme di stress, come lo sforzo: una frequenza più elevata indica una maggior attivazione del sistema nervoso simpatico. Ricorderà forse una delle teorie per cui ogni essere vivente, uomo e animale, ha un certo numero di battiti da spendere nella propria vita: chi ha una frequenza più elevata esaurirà prima questo ipotetico numero di battiti: sarebbe il motivo per cui alcuni roditori, che hanno frequenze elevatissime, vivono un anno solo. Non esiste tuttavia un valore di frequenza cardiaca al di sopra del quale si è a livello patologico. I valori di frequenza cardiaca dipendono da tante cose (prima fra tutte l’allenamento fisico, eventualemente fumo, caffè, peso e altezza,..). Inoltre il rischio calcolato a livello di popolazione, come aumento del rischio, ma non dice nulla sul singolo soggetto.