Gentile signora, mi mancano informazioni più dettagliate e pertanto tento una risposta che potrebbe risultare del tutto azzardata. Però, a tutta prima, vorrei tener conto che lei è diventata madre a 42 anni e che a 51 è rimasta vedova. Credo che ambedue gli eventi abbiano un significato importante nella sua vita, soprattutto per quanto riguarda l'impegno e le energie che lei ha dovuto investire per adattarsi a queste due situazioni. Certo, la nascita ha sicuramente rappresentato un momento felice; immagino però che (soprattutto nel caso sia l'unico figlio) anche una grande fatica che tuttora continua. Soprattutto perché continuamente si sente sfidata ad avere fiducia, spesso "alla cieca" per quanto riguarda la crescita e il divenire di suo figlio.
A me sembra che il ragazzo, tenendo conto anche della realtà geografica e sociale in cui è inserito, sia del tutto "normale" nei comportamenti, nelle scelte di vita e nelle ambizioni.
Vale la pena comunicargli più fiducia (aiutandosi magari, ogni tanto, accendendo anche qualche candela per scongiurare eventuali pericoli in cui potrebbe incorrere suo figlio) e nello stesso tempo avere la possibilità di confrontarsi con altre mamme e con altre realtà che l'aiutino a sdrammatizzare il suo timore. Creda di più in suo figlio e nelle sue capacità e allo stesso tempo abbia fiducia ... tutto ciò che ha fatto e sta facendo è sinceramente amore. Allenti però la pressione e il controllo, perché rischia di limitare l'ampiezza decisionale e la libertà di suo figlio. Con molta cordialità. Dott. Tripeni