La letteratura non è completamente concorde sulla benignità della fibrillazione atriale anche in assenza di cardiopatie di accompagnamento. Il rischio maggiore è legato alle embolie (immagino stia assumendo una terapia antitrombotica). Inoltre la malattia che accompagna la fibrillazione assume rilievo significativo. Diversa è la presenza di un cuore peraltro sano da un cuore con una malattia valvolare. Se le dimensioni dell’atrio sinistro sono ragionevoli la cardioversione può avere un senso. La durata della fibrillazione incide sul successo della cardioversione nel senso che se dura da tempo può essere difficile riottenere il ritmo sinusale stabile.
Nei casi come il suo suggerirei un tentativo di cardioversione e, in caso di insuccesso, non escluderei l’ablazione transcatetere delle vene polmonari, procedura che permette di ottenere un ritmo stabile nel 60-90% dei casi a seconda delle casistiche. Escluderei per ora l’opzione cardiochirurgica che mi pare esagerata. Direi invece che occorre escludere con forza la presenza di un distirodismo e di una malattia cardiaca sottostante.