Nonostante il fatto che l’epatogestosi si sia ripetuta anche alla seconda gravidanza e ciò certamente deve imporre una massima prudenza nell’affrontarne eventualmente una terza, tuttavia, ribadiamo che abitualmente le alterazioni epatiche in corso di epatogestosi rientrano con il parto senza determinare alcuna conseguenza sul fegato e possono non ripresentarsi durante le successive gravidanze. L’epatogestosi è una gestosi che si manifesta coinvolgendo principalmente il fegato. Si verifica solo in gravidanza e può avere differente gravità. In genere si riesce a controllare con relativa tranquillità con la terapia medica. Può invece a volte far parte di una sindrome più grave chiamata HELLP dove in estrema ratio si deve necessariamente estrarre il feto per risolvere il quadro clinico. Le cause della malattia non sono affatto note, anche se si ritiene che la sua comparsa possa essere influenzata dal sovrappeso, dalla mancanza di movimento, da una dieta poco equilibrata e troppo calorica. Il cesareo in caso di preeclampsia è necessario quando viene accertato che la placenta non può più garantire al feto un apporto adeguato di nutrienti e di ossigeno. Per evitare che il bambino vada incontro a una sofferenza può essere necessario intervenire anche prima del termine. Questo lo stabilisce esclusivamente il ginecologo.
La colestasi (stasi della bile) è una condizione ancora più temibile dell’epatogestosi, perché comporta un significativo rallentamento dell’attività del fegato che, nei casi peggiori, può avere conseguenze drammatiche e improvvise sul bambino. Non riteniamo che nel suo caso si possa essere trattato di colestasi. Se in una precedente gravidanza si è avuto un tale problema, si potrà ridurre il rischio per la successiva gravidanza conducendo uno stile di vita il più possibile sano, seguendo una dieta ben bilanciata, ragionevolmente calorica e povera di sale da cucina (il sodio favorisce l’innalzamento della pressione sanguigna). Il tutto ovviamente seguendo il controllo ginecologico.
Le malattie di fegato che si presentano in gravidanza, in linea generale, possono essere classificate in tre gruppi. Il primo gruppo include malattie che si manifestano unicamente in gravidanza e sono causate da essa. Fra queste vi è l'hyperemesis gravidarum, la colestasi della gravidanza e disturbi epatici associati con la pre-eclampsia (epatogestosi). Il coinvolgimento del fegato lo si può aspettare nel 50% delle pazienti con hyperemesis gravidarum. La pre-eclampsia è stata associata sia con la cosiddetta sindrome di HELLP (Hemolysis, ELevati valori di aminotransferasi, e Low Platelet, cioè bassi valori di piastrine nel sangue) che include un danno epatico rilevante, sia con il fegato grasso acuto della gravidanza (AFLP), che è meno preoccupante e grave della forma precedente. Quindi questi ed altri disordini associati con la pre-eclampsia, richiedono solitamente un trattamento aggressivo, principalmente con il parto anticipato (così come sembra sia stato effettuato nel suo caso). Il secondo gruppo di malattie di fegato è rappresentato da quelle condizioni che vengono esacerbate dalla gravidanza. Alcune infezioni virali che coinvolgono il fegato in maniera di solito benigna, come l'epatite E e l'epatite da herpes simplex virus, tuttavia divengono più gravi nelle donne incinte e possono condurre più facilmente ad insufficienza epatica fulminante. Il terzo gruppo comprende le malattie di fegato che sono preesistenti nella paziente incinta ed includono l'epatite cronica autoimmune e la malattia di Wilson. Sarebbe necessario quindi nel suo caso valutare con la dovuta attenzione tutti questi aspetti, prima di poter esprimere un giudizio diagnostico od un consiglio, impossibile da rilasciare in questo contesto, in assenza di dati sufficienti.
Speriamo di essere stati sufficientemente esaurienti e dettagliati sull’argomento, per quanto lo si possa essere in questo contesto, che non vuole e non può sostituirsi all’irrinunciabile rapporto diretto medico-paziente, indispensabile per chiarire per quanto possibile dubbi e timori.