La pervietà del forame ovale non rappresenta una patologia in quanto è presente in circa il 25% della popolazione. Solamente in condizioni particolari e in rari casi può facilitare l’insorgenza di ischemia cerebrale con un meccanismo al momento ignoto. Il forame ovale è un pertugio che è localizzato nel setto interatriale e pone in comunicazione nel feto l’atrio destro con l’atrio sinistro, permettendo ad una significativa parte del sangue di non transitare per il circolo polmonare (operazione inutile in quanto il feto assume l’ossigeno direttamente dalla madre, per cui i polmoni sono collassati). Alla nascita l’espansione dei polmoni con il calo delle resistenze polmonari e la conseguente diminuzione delle pressioni nelle sezioni destre del cuore porta alla obliterazione del forame ovale da parte di una membrana che si accolla ai bordi dello stesso e a cui, col passare del tempo, si salda completamente. Come già detto nel 25-30% dei casi la membrana accollandosi incompletamente ai bordi del forame non vi si salda determinando il fenomeno della pervietà del forame ovale. Tale situazione non comporta precauzioni né limitazioni di sorta nell’attività sportiva anche agonistica con l’unica eccezione dell’attività subacquea svolta a profondità significative. Infatti nel corso della riemersione le bolle di gas che si possono formare nel sangue per la decompressione possono nel caso del forame ovale pervio bypassare il circolo polmonare che altrimenti le filtra, passando attraverso la pervietà del forame direttamente nelle sezioni sinistre con la possibilità di determinare emboli gassosi cerebrali.