Vorrei darle risposte esaurienti o quantomeno efficaci; tuttavia mi mancano gli elementi per esprimere un parere circostanziato.
Secondo me, varrebbe la pena innanzitutto parlare con il suo curante (chi è? è il medico di base, lo psichiatra o altri?) per esprimere senza timore la sua sacrosanta esigenza. Quella di avere chiarezza sul tipo di cura ed eventualmente maggiori informazioni sulla strategia di cura.
Ritengo sia anche importante porre attenzione sulla "età" del suo star male e chiedersi, legittimamente, se è possibile fare qualcosa di più. Ad esempio, a partire da una nuova indagine che si basi su una attenta e circostanziata anamnesi, per considerare le componenti psico-dinamiche legate al disturbo. Eventualmente, essere in grado da parte dello specialista, formulare una diagnosi differenziata per evidenziare eventualmente delle possibili correlazioni. Successivamente, pensare alla riformulazione della cura farmacologica, tenendo in considerazione la sua storia di questi ultimi anni ed eventualmente gli effetti collaterali riscontrati.
Infine, chiederei allo/a psicoterapeuta le delucidazioni necessarie, sulla diagnosi, il progetto terapeutico, il percorso e i risultati finora ottenuti. Affinché possa avere la certezza di sentirmi curato e riconosciuto nei miei bisogni. A cominciare da quello di essere rassicurato.