In effetti la presenza di un prolasso uterino in età così giovane pone notevoli problemi terapeutici. Per prima cosa si dovrebbe valutare lo stadio del prolasso uterino, in quanto, a seconda della gravità, si possono adottare strategie terapeutiche più o meno invasive. Se il prolasso è lieve o moderato (stadi 1 e 2) si può tranquillamente ricorrere esclusivamente ad una terapia fisica riabilitativa, che giova anche alla sua incontinenza da sforzo. Nel caso il prolasso fosse più accentuato (3 o 4), per poter conservare la funzione riporoduttiva, si può ricorrere ad interventi di uteropessi (ovvero risospensione dell'utero) che possono essere effettuati con diversi approcci, addominali o vaginali, tradizionali o con protesi sintetiche. Naturalmente esiste sempre il rischio di una recidiva ed in caso di gravidanza si prospetta sicuramente un parto per taglio cesareo. In questo modo può non escludersi la gravidanza, anche se la si sconsiglia fondamentalmente per la mancanza di dati a riguardo. Lo stesso dicasi per l'incontinenza da sforzo. La gestione terapeutica dipende dalla gravità del sintomo. Per perdite lievi in genere è sufficiente la terapia fisica con riabilitazione del pavimento pelvico (che mira a rinforzare la muscolatura della pelvi). Alternativamente si può ricorrere all'intervento di TVT, ovvero il posizionamento di una benderella in materiale sintetico per via vaginale a livello dell'uretra. Anche in questo caso la gravidanza dopo l'intervento è sconsigliata, sebbene esistano dei casi in letteratura con esiti favorevoli. Alternativa alla TVT per donne che desiderano gravidanze è l'infiltrazione intrauretrale di materiali che "ricostruiscono" lo sfintere uretrale. Questa tecnica ha un'efficacia minore rispetto alla TVT (50-70% versus 80-95% circa), ma non è un intervento chirurgico e non è assolutamente controindicata in vista di future gravidanze.