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Come si contrae e quali sono i sintomi del Virus Ebola

Come si contrae e quali sono i sintomi del Virus Ebola

Il virus ebola, trasmesso attraverso il sangue o i fluidi biologici, non è facile da diagnosticare. Esiste una cura per l'infezione?

La febbre e l’emorragia sono i segni principali del Virus ebola, una grave malattia presente soprattutto in Africa. Intervista al Prof. Roberto Cauda, Direttore dell’Istituto di Clinica delle Malattie Infettive dell’Università Cattolica di Roma.

Che cos'è il virus Ebola e come si contrae?

Il virus Ebola è un virus a RNA, un virus con una propria dotazione genica particolare, simile ad altri virus che causano febbri emorragiche. E proprio il termine "febbri emorragiche" indica immediatamente quali sono i due segni principali della malattia: la febbre e l'emorragia. Tuttavia ciò che questo termine non dice, ma che abbiamo imparato a conoscere molto presto attraverso i media, è che il virus Ebola è la causa di una malattia grave e purtroppo, molto spesso, letale.
Il virus Ebola è stato isolato piuttosto di recente, nell'anno 1976, in quello che allora era lo Zaire - e che adesso è la Repubblica Democratica del Congo - prendendo il nome dal fiume Ebola dove fu descritto il primo focolaio della malattia. Nello stesso anno c'è stato un secondo focolaio in Sudan e si sono notate delle differenze evidenti tra i due focolai: mentre nello Zaire la mortalità registrata era del 90%, la mortalità del ceppo cosiddetto sudanese era "solo" del 50%.
Tuttavia, pur trattandosi di una malattia grave che purtroppo porta un grande numero di casi alla morte, è abbastanza semplice - tra virgolette - il suo contenimento. Una cintura sanitaria efficace, ad esempio, può portare all'isolamento dei casi. Stiamo in ogni caso parlando di una malattia virale presente soprattutto in Africa e assente nel nostro Paese.
Dal 1976 ad oggi sono stati registrati una serie di focolai epidemici da virus Ebola di diversa entità. Personalmente, ricordo l'epidemia di un paio di anni fa comparsa alla frontiera tra il Congo e l'Uganda che in qualche modo mi ha coinvolto avendo potuto conoscere - in qualità di Direttore del Centro di Ateneo per la Solidarietà dell'Università Cattolica - quelle aree dove nel 2000 c'è stata una grave Epidemia che portò alla morte molti pazienti e infermieri e un medico ancora oggi considerato - credo a giusto titolo - un eroe, per quello che ha fatto nel fronteggiare questa grave epidemia. Epidemia che si è poi conclusa con la stessa rapidità con cui è esplosa, sempre nell'anno 2000.

Quali sono i sintomi tipici di infezione?

Il virus Ebola non è facile da diagnosticare perché i primi sintomi rilevanti insorgono dopo un'incubazione media di una settimana - che tuttavia può variare, essere breve e durare due giorni o arrivare a tre settimane -. Febbre, faringite, mal di gola, mal di testa, malessere generale, a volte disturbi gastrointestinali come vomito e nausea, meno di frequente manifestazioni cutanee - esantemi -, dolori osteoarticolari: sono sintomi generali, tipici dell'influenza, che effettivamente all'inizio sono abbastanza aspecifici. Poi nel giro di sette giorni o poco più compaiono quelli che sono i sintomi più preoccupanti, cioè le manifestazioni emorragiche degli organi interni (in particolare emorragie intestinali) ma anche emorragie cutanee. Proprio da queste emorragie, il virus viene all'esterno e in questi casi, attraverso il contatto molto stretto, può avvenire il contagio.
In un'area geografica interessata dai focolai, come l'Africa, la diagnosi non è molto difficile. È evidente, invece, che al di fuori di un certo contesto potrebbe essere meno agevole. C'è però anche da dire che malati di questa tipologia sono stati visti assai meno di frequente al di fuori dell'Africa.

Come avviene il contagio e quali sono i comportamenti a rischio? 

La trasmissione è interumana, da uomo a uomo, per contatto stretto che deve avvenire in maniera primaria attraverso il sangue o i fluidi biologici. Proprio con un contatto stretto, nel momento dell'epidemia, gli operatori sanitari si trovano a essere in prima linea e molto coinvolti.
Un altro momento di forte contagio è rappresentato dal funerale: quando una persona cara muore è spesso toccata dai familiari prima di essere inumata. Questo contatto può rappresentare fonte di contagio per i familiari e per chi sta loro accanto. Tant'è che tra i problemi principali in caso di epidemia c'è quello di trovare persone disposte a seppellire i morti proprio a causa della convinzione di dover correre qualche rischio personale.
Ciò detto, i contatti casuali non sono a rischio, per cui il turista che si trovi in un'area interessata dall'epidemia, che sia attento, che non abbia una particolare esposizione al Sangue e ai derivati, non corre un particolare rischio di contrarre il virus. Infatti, è proprio di questi giorni una circolare del Ministero della Salute che fa un po' il punto della situazione che si sta delineando nelle aree geografiche dell'Africa Occidentale colpite dall'Ebola, e che non riporta alcuna limitazione ai viaggi. Assenza di limitazione peraltro confermata da tutti gli Organismi internazionali, europei e mondiali.
Citando il Ministero: "C'è un rischio remoto di importazione dell'infezione". Come prima cosa cerchiamo quindi di dare un messaggio tranquillizzante. Da medico sono conscio che in questo momento in Africa si sta fronteggiando una grave epidemia. Ciò detto, però, c'è un rischio assai remoto che l'epidemia si possa trasferire in Europa o in America. Tuttavia, questo non significa che non dobbiamo fare ogni sforzo per far sì che quelle misure di isolamento del malato infetto, o presumibilmente contagiato, vengano messe in atto. Questo è l'unico modo per isolare l'epidemia come già fatto nel passato.

L'Ebola si può curare? Esiste un trattamento per l'infezione?

Un trattamento anti-Ebola in senso stretto non esiste. D'altra parte lo confermano anche i numeri dell'infezione. Esistono però delle terapie di supporto: in caso di emorragia si può rinfondere il sangue, in caso di disturbi idro-elettrolitici si reintegrano i fluidi. È evidente che quello che si può fare non è destinato al 100% a essere efficace, ma è mia opinione che molte delle morti nel continente africano siano dovute anche ai ritardi con cui vengono iniziate le terapie.

Ultimo aggiornamento: 26 Giugno 2015
6 minuti di lettura

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