Il problema delle macchie cutanee è uno dei più diffusi e sentiti in ambito estetico. Intervista al Dott. Enrico Zendri, Specialista in Dermatologia e Venereologia.
Quanto è chiara, nella popolazione, la necessità di rivolgersi al dermatologo per saperne di più e quanto, campagne come "Il Mese della prevenzione delle macchie cutanee" sono di aiuto per la diffusione di una "buona cultura" preventiva?
Per prima cosa vorrei chiarire brevemente il contesto, poiché dietro il termine comune di “macchia” spesso si possono celare, sotto l'occhio del dermatologo attento, una miriade di manifestazioni di varia natura. Per macchia si intende un'alterazione circoscritta del colore della pelle. Esistono molti tipi e cause di macchia.
La prima cosa che il dermatologo deve fare è escludere la possibilità di trovarsi di fronte ad una lesione maligna (per esempio il melanoma, per il quale però il percorso è ovviamente diverso e ben codificato). Se però vogliamo tracciare l'identikit della macchia che più frequentemente si presenta all'occhio del dermatologo, direi che si tratta della seguente: macchia (o macchie) bruna/e del volto in donna tra i 40 e i 60 anni. Non è però raro che le pazienti che chiedono la rimozione della macchia abbiano meno di 30 anni. Le macchie più frequenti sono le lentigo solari dovute ad una maggior densità di melanociti alla base dell'epidermide, di melasma, da aumento di pigmento melanico e di una classe di disturbi pigmentari conseguenti a infiammazione cutanea di varia natura che passa sotto il termine di iperpigmantazione post-infiammatoria, in cui si riscontrano aumento della Melanina epidermica e di depositi di melanina nei macrofagi dermici.
Frequentemente, prima di arrivare dallo specialista, le pazienti hanno già tentato qualche trattamento domiciliare, magari su suggerimento di parenti, amiche o colleghe di lavoro, nella speranza di smorzare l'intensità delle loro macchie, ma il risultato è spesso deludente. Talvolta vengono messi in atto provvedimenti del tutto incoerenti, come l'utilizzo di una crema schiarente e la successiva esposizione al sole o a lampade abbronzanti “per uniformare il colore”.
In realtà, l'approccio alle macchie non è affatto semplice, perché a fronte di terapie di vario tipo, come peelings, fonti luminose (per esempio laser q-switched o IPL), laser ablativi frazionati e non, il problema frequentemente ricorre, o addirittura peggiora dopo una prima fase di apparente miglioramento. Non sono quindi da escludere, anzi, sono di grande importanza, due fattori:
- Il primo è la prevenzione. L'abolizione delle lampade abbronzanti, una corretta esposizione al sole e l'utilizzo di protezione solare alta durante tutto l'arco dell'anno devono diventare una sana abitudine, anche perché questa condotta aiuta a prevenire non solo il peggioramento delle macchie e delle rughe, ma anche i tumori della pelle. Sono poi da evitare il fumo e diete mal bilanciate, mentre sono da preferire gli alimenti ricchi di antiossidanti. La dieta mediterranea in questo senso fa bene anche alla pelle, che, non dimentichiamolo, non è un semplice “cappotto”, ma un organo che risente positivamente o negativamente del rapporto con gli altri organi. Possono essere di conseguenza d'aiuto integratori alimentari dell'ultima generazione, ricchi in elementi naturali ad elevato potere antiossidante ed anti infiammatorio, come esperidina, selenio e vitamina C.
- Il trattamento domiciliare, che deve precedere ed accompagnare le varie fasi del trattamento ambulatoriale, è il secondo fattore. In commercio esistono vari preparati a base, per esempio, di acido glicolico o vitamina C. Sono spesso molto utili ma non raramente vengono sospesi prematuramente perché possono irritare la cute, specie quando questa è particolarmente reattiva. Ecco allora che negli anni sono stati formulati topici più facilmente gestibili e tollerabili, che tuttavia dimostrano un buon livello di efficacia. L'obiettivo principale nella formulazione dei topici "anti-macchia" è l'inibizione della sintesi della melanina: questa può avvenire a vari livelli ma un ampio versante della ricerca è concentrato nell'inibizione dell'enzima tirosinasi. Recentemente, per esempio, è stato dimostrato In vitro che il B-resorcinolo è un potente inibitore della tirosinasi umana e i risultati in vivo/in vitro con B-resorcinolo sono interessanti. Ma l'approccio moderno ai problemi di iperpigmentazione si devono rivolgere anche alla limitazione dei danni UV-indotti sul DNA cutaneo. In questo senso, l'acido glicirretinico, un derivato della glicirrizina (uno dei molti costituenti della radice di Glycyrrhiza glabra, la comune liquirizia) ha dimostrato di possedere, oltre alle note caratteristiche antiinfiammatorie, antiossidanti ed antimicorbiche, anche un notevole effetto fotoprotettivo. Infatti, sia in vitro, su espianti di epidermide umana, sia in vivo, l'acido glicirretinico si è rivelato in grado di ridurre la formazione di dimeri pirimidinici (sinonimo di danno del DNA) indotti dai raggi UV. Pertanto, l'utilizzo costante di questi preparati, specie in associazione ad un adeguato filtro solare, permettono di raggiungere risultati visibili e, se associati a trattamenti ambulatoriali adeguati, garantiscono un risultato migliore rispetto a quelli ottenibili col solo trattamento ambulatoriale.
Con il grant educazionale di Eucerin