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Amicizia e benessere psicofisico

Amicizia e benessere psicofisico

Numerosi studi hanno confermato che poter contare su una rete sociale e su rapporti di amicizia fa bene alla salute di corpo e mente.

L’uomo è un animale sociale, diceva Aristotele. E il valore dei rapporti di amicizia non si estrinseca soltanto nel riconoscimento sociale che ne deriva, ma anche nel benessere psicofisico.

Non c’è dubbio che negli anni dell’adolescenza gli amici rivestano un ruolo primario per la qualità della vita di un individuo, quasi alla stregua dei familiari. Ma una ricerca pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health condotta su 6500 persone nate nel 1958 ha scoperto che l’amicizia influisce positivamente sullo stato di salute psicofisica anche dopo i 40 anni. I ricercatori hanno analizzato i dati raccolti a diverse età - 42, 45 e 50 anni - e ha concluso che l’amicizia, anche dopo i 50 anni, gioca un ruolo importante per il benessere psicofisico, soprattutto per le donne, mentre per gli uomini contano di più le relazioni familiari.

Tuttavia, l’indagine ha mostrato anche come non sempre le persone riescano, dopo i 40 anni, a mantenere proficui e numerosi rapporti familiari e di amicizia: un intervistato su 7 ha dichiarato di avere contatti solo con i familiari più stretti e uno su dieci ha dichiarato di non avere amici. Mentre 4 uomini su 10 e 1 donna su 3 hanno dichiarato di poter contare su più di sei amici stretti.

Non è la prima volta che la comunità scientifica si interroga sugli effetti dei rapporti sociali. Una ricerca condotta ad Harvard ha concluso che poter contare su una rete sociale migliora la salute cognitiva. E le amicizie hanno ripercussioni anche sullo stato di salute fisica e possono aiutare a combattere più efficacemente malattie e piccoli disturbi.

Uno studio australiano durato dieci anni ha scoperto che le persone anziane che potevano contare su una vasta rete di amici e rapporti sociali avevano un rischio di morire del 22% in meno rispetto alle persone sole, mentre un’indagine condotta su 3mila infermiere colpite da Tumore al seno ha concluso che quelle che potevano contare su una decina di amici stretti avevano un rischio di morire di 4 volte inferiore rispetto alle altre.

Ultimo aggiornamento: 30 Giugno 2021
2 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Vittorio Tripeni
Dr. Vittorio Tripeni
Specialista in Psicoterapia

Le persone che hanno buoni rapporti sociali subiscono meno l’incidenza di malattie gravi come i tumori o i disturbi cardio circolatori, perché l’amicizia non si limita solo a dare sostegno agli individui, essa partecipa anche alla cura e alla salutogenesi delle persone.

Ciò accade in quanto le relazioni, quando sono serene e positive, apportano benessere innescando processi psico-neuro-endocrini che migliorano le nostre risorse immunitarie. Dalle prime ricerche sui 'legami sociali' risalenti al 1929, sino ad oggi, la letteratura scientifica ha continuamente fornito riscontri qualificati e documentati che mettono in luce le potenzialità dell’amicizia.

Essa amplia il senso d’appartenenza e aumenta la voglia di vivere. Incoraggia la nostra tendenza a stare bene e previene/elimina lo stress. Amplia il sentimento d’autostima. Riduce il rischio di problemi gravi per la salute psichica. Aiuta a superare i momenti critici della nostra vita, ad esempio i lutti e le malattie. Gli amici più intimi possono aiutarci a cambiare le cattive abitudini, come la dipendenza da sostanze. Con un amico sincero possiamo lasciarci andare ed essere completamente 'trasparenti' nei momenti felici e in quelli più difficili e dolorosi.

L’amicizia è una qualità del legame sociale che aggiunge valore alla relazione interpersonale (in famiglia, al lavoro, ecc.) e non è solo prerogativa infantile o adolescenziale. Se penso ad essa come a un ambito spazio-temporale al cui interno si sviluppano interazioni aventi un alto grado di similarità (culturale, di interessi, valori, stili di condotta, ecc.) posso immaginare una relazione più appagante anche nelle interazioni sociali al lavoro.

Tuttavia, oggi mi chiedo se l’amicizia esiste ancora in una società dove il successo a scapito degli altri sembra la via maestra. Alludo, ad esempio, a quelle organizzazioni del lavoro in cui i dipendenti si trovano continuamente in competizione tra loro, condizione che compromette gravemente la salute; evento testimoniato anche da una recentissima sentenza di un tribunale francese che impone alla Caisse d’Epargne Rhône Alpes Sud di fermare la loro modalità gestionale.

Credo che occorra impegnarsi molto responsabilmente affinché questo patrimonio immateriale della nostra umanità (l’amicizia) ritorni ad essere la fonte benefica alla quale attingere le risorse per stare in salute: il piacere di stare insieme, l’accettazione e il rispetto dell’altro, la fiducia, la comprensione, la spontaneità e l’ascolto attento dell’altro. I rapporti amichevoli al lavoro riguardano direttamente le persone, il loro stato di salute e gli interessi delle imprese e societari, cioè la 'salute' delle aziende.

Pure in questo campo, ricerche ormai numerose lo confermano postulando la necessità di prestare particolare attenzione ai rischi psico-sociali e valutare attentamente l’incidenza dello stress lavoro-correlato che ha un forte impatto sull’ambiente di lavoro e sulle relazioni umane; di conseguenza, direttamente sulla salute delle persone e delle aziende.

È proprio per questo che oggi si usa parlare di 'benessere organizzativo', facendo riferimento al fatto che un’azienda 'amichevole' o friendly è capace di realizzare un clima relazionale sano e, di conseguenza, prevenire manifestazioni di malessere a livello organizzativo e individuale.

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