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Chirurgia estetica: quando la bellezza diventa un'ossessione

Chirurgia estetica: quando la bellezza diventa un'ossessione

La ricerca ossessiva della bellezza spinge alcune persone a sottoporsi a interventi sempre più bizzarri e dispendiosi. Ecco qualche esempio.

Le ossessioni degli esseri umani non smettono mai di stupire l’opinione pubblica e di modificarsi, adeguandosi ai tempi che corrono.

Chi avrebbe pensato, per esempio, che una donna decidesse di spendere la bellezza di diecimila dollari pur di diventare quanto più simile possibile a Jessica Rabbit? È la storia di Annette Edwards, una ex-modella che ha ben 10 figli e che era già nota alle cronache per la sua bizzarra passione per i conigli (ne ha allevati a decine ed è proprietaria del coniglio più grande del mondo). La sua ossessione per la procace moglie di Roger Rabbit ha spinto la 57enne Annette a convincere un chirurgo plastico a trasformarla in Jessica a suon di botox e INTERVENTI al seno, alle sopracciglia e al mento.

Può sembrare un caso più unico che raro e invece le cronache internazionali sono piene di ossessioni simili. Qualche esempio?

Nileen Camita casalinga inglese di 49 anni, negli ultimi venti anni ha fatto di tutto pur di assomigliare alla regina Nefertiti. Cinquantuno interventi di Chirurgia plastica e una spesa complessiva di 200mila sterline e il risultato non è ancora del tutto soddisfacente per la signora, che ha dichiarato di voler lavorare ancora sul suo volto.

L’ossessione di Lorna Bliss, 28 anni, è invece una star dei giorni nostri. La giovane inglese ha speso 135mila sterline per assomigliare a Britney Spears e non solo dal punto di vista estetico. La Bliss ha, infatti, dichiarato di sentire una sorta di “connessione spirituale” con la star statunitense: quando la Spears è al massimo della sua notorietà e del suo splendore, lo è anche la Bliss (extension, trucchi, tinte per capelli e abiti), ma quando la Spears attraversa un periodo difficile questo stress si riversa anche sulla sua sosia numero 1, che è arrivata perfino a tagliarsi i capelli a zero quando lo fece anche la sua beniamina.

Si tratta certamente di ossessioni rare e in quanto eccezioni assurgono agli onori della cronaca. Ma gli ultimi dati presentati dalla dottoressa Patrizia Gilardino, chirurgo plastico di Milano e socio della Sicpre, raccontano di una realtà in crescita e che coinvolge anche gli uomini.

La Gilardino ha spiegato che sono sempre più numerosi gli uomini che richiedono interventi di chirurgia estetica sulle labbra con l’intenzione di aumentarne il volume. Secondo la dottoressa, le richieste di labbra simili a Mick Jagger o a Demetrio Albertini sono aumentate del 40% e provengono soprattutto da uomini di 30/40 anni che hanno labbra sottili o da cinquantenni che hanno subito un processo di invecchiamento e, quindi, di assottigliamento delle labbra.

E le donne? Da un lato diminuiscono su larga scala gli interventi invasivi ed esteticamente esagerati, ma aumentano le richieste specifiche, come la riduzione delle caviglie, il lifting al lobo dell’orecchio o il filler ai piedi, fino alla Liposuzione al ginocchio o al botulino nel mento.

 

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Ultimo aggiornamento: 03 Giugno 2015
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Silvia Garozzo
Dr.ssa Silvia Garozzo
Specialista in Psicologia clinica e Psicologia e Psicoterapia

I casi così estremi raccontati in questo articolo sono a mio avviso da analizzare sotto due punti di vista. Quello psicopatologico e quello sociale, che certamente si intrecciano tra loro influenzandosi a vicenda in un complicato intreccio.

Dal punto di vista psicopatologico queste persone soffrono di una forma di dismorfismo corporeo anche detto dismorfofobia. E cioè di una preoccupazione eccessiva, ossessiva ed assolutamente esagerata per una parte del loro corpo o dell’intero corpo. Tale disturbo è spesso associato a depressione, fobia sociale e disturbo ossessivo compulsivo. Si tratta dal punto di vista psicodinamico di persone che spostano (nel senso psicoanalitico del termine) le loro difficoltà interiori sul corpo. Di conseguenza si occupano di quest’ultime ma non delle prime, non trovando mai pace.

I media (e qui veniamo all’aspetto sociale) da questo punto di vista non aiutano di certo, continuando a presentare (persino nei cartoni animati a volte) degli standard femminili abbastanza irrangiugibili. Si perde così di vista la normalità e la propria soggettività per accomunarsi a degli standard. Per citare casi meno eclatanti di quelli esaminati nel articolo, pensiamo a quante donne dello spettacolo, e non, si siano sottoposte e si sottopongano ad interventi (tra l’altro pensiamo che sempre di interventi chirurgichi trattasi per cui con i rischi del caso) per omologarsi ad uno standard: zigomi prominenti, naso all’insù, seno grande, pelle liscia. Risultando tutte molto simili tra loro. Perdendo così parte dei segni che la soggettività di ognuno di noi ed il tempo lascia sul nostro corpo.

Cosa si può fare di fronte ad un fenomeno così triste ed aberrante? È importante non farne spettacolo ma sottolineare la gravità patologica del fatto. E ci tengo a sottolineare che non sono contraria alla chirurgia estetica, ma a quest’uso della chirurgia estetica. Un serio chirurgo estetico non si presterebbe mai a modificare di così tanto il volto o il corpo di una donna (o di un uomo) senza averla/o inviata/o da un buon terapeuta prima, individuando bene il limite tra la cura di sé e la psicopatologia.

Bisogna sottolineare che questo è un disturbo e che come tale può essere curato.

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