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Dall'autismo alla depressione: la società sempre più malata?

Dall'autismo alla depressione: la società sempre più malata?

L'aggiornamento del Manuale dei Disturbi Mentali alimenta la polemica. È giusto inglobare patologie come l'autismo e la depressione?

È un'autentica Bibbia per gli addetti ai lavori e una risorsa per gli appassionati e chi vuole tenersi informato. È il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) che elenca i principali disturbi della sfera psichica ed emotiva dell’essere umano e viene redatto negli Stati Uniti, anche se si tratta di uno strumento utilizzato dagli specialisti di tutto il mondo.

Nel corso di una riunione dell’American Psychiatric Association (APA) è stato presentato un aggiornamento sulla base degli ultimi sviluppi scientifici, finalizzato non solo ad inserire nuove voci all’enciclopedia del disturbo psichico umano, ma anche ad aggiornare le tecniche diagnostiche dei disturbi mentali.

Si tratta di un cambiamento importante che arriva dopo 13 anni di lavoro e molte polemiche e che può avere interessanti ripercussioni, perché molte compagnie assicurative e servizi sanitari si basano sul Dsm per definire i criteri di assegnazione di servizi di sostegno e rimborsi (anche se in molti Paesi si utilizzano invece i criteri stabiliti nell’ICD dall’Organizzazione Mondiale della Sanità).

Nel nuovo Manuale, in più di 300 patologie classificate e dettagliate, trovano ampio spazio le nuove malattie ormai riconosciute, come quelle legate ai nuovi disturbi dell’Alimentazione - è il caso del binge eating (ne è affetto chi è un mangiatore compulsivo e non riesce a controllarsi) – e viene ampliata la soglia diagnostica, al punto che qualcuno è convinto che il nuovo approccio finirà con il medicalizzare sempre di più la società e facendo aumentare il numero di persone sane che vengono considerate affette da un disturbo mentale.

Importanti, e controverse, novità sul fronte dei disturbi dello spettro autistico: nella nuova edizione tutte le varie forme di autismo vengono inglobate in un’unica definizione di 'spettro di disturbi autistici', all’interno della quale è stata inserita anche la sindrome di Asperger, che fino ad ora aveva, invece, una sua precisa classificazione.

Non tutti sono d’accordo con questa scelta, perché la Sindrome di Asperger è un disturbo di socializzazione che in certi casi può essere molto lieve, e inserirla nell’ampio ventaglio delle forme di autismo può causare problemi a chi ha accesso a particolari servizi educativi e sociali. È stata ampliata la definizione legata alla depressione, che già nella precedente edizione risultava essere, per qualcuno, troppo ampia: nella V edizione viene rimossa l’eccezione legata al lutto, che fino ad oggi impediva allo psichiatra di diagnosticare la depressione ad un paziente colpito da un lutto recente.

Anche sul fronte dei disturbi infantili ci sono importanti novità: è stato introdotto tra le patologie il disturbo dirompente di disregolazione dell'umore (Dmdd) che può essere diagnosticato a bambini che hanno episodi frequenti di cambi d’umore improvvisi e irritabilità persistente da più di un anno, tre o più volte a settimana.

I detrattori hanno definito questa malattia la 'sindrome dei capricci', mentre gli esperti dell’Apa hanno precisato che ufficializzare questo disturbo va incontro alle preoccupazioni di genitori ed esperti circa l’ipertrattamento dei disturbi bipolari infantili.

Escluse eccellenti, la dipendenza dal sesso, per la quale secondo gli psichiatri non esistono ancora evidenze scientifiche certe, e la Pas (la Sindrome di alienazione parentale), che è stata al centro di alcuni fatti di cronaca recenti.

Leggi anche:
L'autismo e il ritardo mentale sono disturbi dell'età evolutiva caratterizzati dall'incapacità di comunicare e sviluppare relazioni sociali.
Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio 2017
4 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Rosalba Trabalzini
Dr.ssa Rosalba Trabalzini
Specialista in Psichiatria

Fin dalla sua prima edizione il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, in altre parole il DSM, ha cambiato la nostra vita di professionisti della salute mentale.

Fino a quel momento, nel lontano 1952, l’unica classificazione del disturbo mentale era il testo promosso dall’Organizzazione Mondiale della Santità: Classificazione Internazionale delle Malattie o ICD, in cui erano prese in considerazione le varie categorie delle psicosi, psiconevrosi e disturbi del carattere. Aggiornamenti del DSM si sono succeduti negli anni, il DSM-2 nel 1968; il DSM-3 nel 1980; il DSM -3R nel 1987; il DSM – 4 nel 1994 fino all’ultima edizione: il DSM – 5.

L’evoluzione delle varie edizioni ha inglobato termini modificati, categorie ampliate, modifica del valore soglia della depressione o inserite nuove forme del disagio comportamentale. D’altra parte la ricerca scientifica, così come la valutazione statistica, si è sempre più settorializzata e necessariamente il testo a cui tutti i professionisti guardano per inserire in cartella clinica una diagnosi universalmente riconosciuta, ha dovuto apportare delle modifiche.

Gli aggiustamenti sono necessari proprio per avere uno specchio realistico della realtà attuale. È ovvio che questo non sta significando che si vuole medicalizzare ogni forma di disagio ma, poiché una nuova forma emotiva si sta affacciando con sempre più diffusione, è inevitabile che questa sia classificata per dare modo all’operatore sanitario di poter descrive quel tale quadro psicopatologico.

D’altra parte, in psichiatria i comportamenti possono acquisire la forma patologia proprio a causa del grande divario tra ciò che è percepito dal singolo individuo e ciò che è riconosciuto come socialmente accettabile dalla maggioranza delle persone. Quando questo meccanismo trova la sua rispondenza, il comportamento è ritenuto sano o normale, quando però la distanza tra le sue posizioni diventa eccessiva, assume rilevanza la disuguaglianza ed è proprio quest'ultima a fare la differenza tra ciò che è ritenuto normale e cosa è patologico.

Il progresso e le innovazioni modificano i modi di pensare e quindi anche le convinzioni si avviano negli anni ad una radicale trasformazione. Quello che era considerato normale fino a venti anni fa, ad esempio mangiare in modo compulsino, oggi è considerato come una variante del disturbo alimentare, insomma l’intero sistema neuro-psico-fisiologico è in continuo divenire.

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