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Donne over 50 in perenne lotta con la bilancia

Donne over 50 in perenne lotta con la bilancia

I disturbi alimentari non riguardano solo le teenager. Anche per le donne non più giovanissime la bilancia diventa un'ossessione.

Chi pensa che i disturbi dell’alimentazione siano ad esclusivo appannaggio delle teenager sbaglia. Uno studio pubblicato sull'International Journal of Eating Disorders ha, infatti, scoperto che il 3,5% delle donne di 50 anni ha problemi con l’alimentazione, l’8% ha dichiarato di indursi il Vomito per espellere il cibo e ben il 70% ha ammesso di essere sempre a dieta per cercare di perdere peso.

Inoltre due terzi delle intervistate ha confessato di vivere male il proprio rapporto con il corpo e il peso e che ciò ha un impatto negativo sulla propria vita. Lo studio ha intervistato un campione composto da 1849 donne di diversi Stati dell’Unione in media di 59 anni, che hanno accettato di rispondere ad un questionario intitolato 'L’immagine del corpo nelle donne over 50, dicci cosa ne pensi e cosa senti'.

Dalle analisi è emerso che il 27% delle donne è obeso, il 29% in sovrappeso e il 42% è normopeso (c’era anche un 2% sottopeso). E i chili di troppo rappresentano un pensiero fisso e a volte ossessivo per molte di queste donne: per il 62% di loro il peso influisce negativamente sulla vita, il 79% ha dichiarato che il peso ha compromesso l’autostima e la percezione di sé e il 64% ha ammesso di pensare a come dimagrire ogni giorno. E infatti il 41% delle intervistate si pesa tutti i giorni e il 40% almeno due volte alla settimana.

Donne sempre in lotta con la bilancia, dunque, anche dopo i cinquant’anni. E per riuscire nell’obiettivo di perdere qualche chilo, con la speranza di far pace con la propria immagine, molte donne usano metodi discutibili: il 7,5% ammette di assumere pillole per dimagrire, il 7% si sfianca con troppo esercizio fisico, il 2,5% assume Diuretici, il 2% i lassativi e l’1% si induce il vomito.

Insomma, spiega Cynthia Bulik dell’University of North Carolina, che ha preso parte allo studio, le donne anziane hanno le stesse probabilità di soffrire di disturbi dell’Alimentazione delle donne più giovani e delle adolescenti. E le ricerche in materia di disturbi dell’alimentazione si focalizzano sempre sulle donne più giovani, mentre questa indagine dimostra che anche le over 75 possono essere particolarmente vulnerabili.

Ultimo aggiornamento: 06 Giugno 2015
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr.ssa Silvia Garozzo
Dr.ssa Silvia Garozzo
Specialista in Psicologia clinica e Psicologia e Psicoterapia

I disturbi alimentari come molti altri fanno parte, a mio avviso, di disturbi sintomatici di un ulteriore disturbo più profondo ed invasivo della personalità. Un disturbo dipendente per la precisione. O meglio, le persone che sono tendenzialmente dipendenti possono avere diversi oggetti di dipendenza: le sostanze psicotiche, la nicotina, il lavoro, le relazioni, il gioco, e altro. Tra questi oggetti spicca il cibo, per alcuni versi più difficile da trattare di altri poiché del cibo non si può fare a meno.

Nei disturbi alimentari, per altro, si inseriscono tanto la nostra società e i mass media che propongono immagini di donne sempre più scheletriche e omologate persino sui tratti somatici. Le donne di oggi, e quindi non solo le adolescenti ma tutte le donne, che sono portatrici di una tendenza alla dipendenza, legata per altro ad una scarsissima stima di sé, si trovano confrontate con donne della televisione che a 70 anni sembrano cinquantenni e così via.

Prive della possibilità di confrontarsi con una interiorità ben formata e ben stabile, costoro finiscono per puntare tutto il loro “risanamento” sull’esteriorità, ricercando una magrezza “perfetta”, dandosi regole rigidissime e riuscendo con grande costanza a seguirle. Il comportamento portato al parossismo nasconde e provoca allo stesso tempo, ovviamente, una forma depressiva importante.

Come si può capire già da queste poche righe, pertanto, il disturbo alimentare è molto complesso da curare poiché prende tanti aspetti della vita della persona che ne è portatrice. E come tale va curato. Una psicoterapia che comporti sia delle nuove regole comportamentali che un lavoro sul profondo, spesso l’aggiunta di psicofarmaci. Inoltre, la società può continuare a fare molto per modificarsi proponendo immagini di donne più conformi alla normalità. E la normalità è per forza di cose varia. E non omologazione.

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