In inglese si chiama 'fitwalking', ossia camminare a scopo di benessere.
Se è ormai noto che una passeggiata quotidiana può essere di sicuro aiuto per il mantenimento di una buona condizione di salute, in questi ultimi tempi si parla, addirittura, di utilizzare la 'cammino terapia' in maniera non occasionale ma con scopi terapeutici, al pari di una qualsiasi altra medicina.
Succede per il momento all’interno di alcune strutture sanitarie che fanno parte della Asl To1, anche se il progetto, presentato lo scorso 2 ottobre in occasione della quinta edizione della Giornata della Salute, sta riscuotendo sempre maggiori consensi che fanno prevedere una rapida diffusione sul territorio.
L’iniziativa è sorta dalla collaborazione tra l’Asl To1 e la Scuola del Cammino di Saluzzo degli olimpionici F.lli Damilano. In pratica con il fitwalking si integrano gli strumenti del cammino sportivo e dell’attività fisica con quelli terapeutici dei diversi ambiti sanitari con il fine di stimolare i pazienti a trovare in se stessi quelle capacità terapeutiche che superano i consueti benefici derivati dai farmaci e dai tradizionali trattamenti curativi.
In effetti, da circa vent’anni la letteratura scientifica è impegnata nel dimostrare e sostenere sempre di più l’utilizzo dell’attività fisica come strumento non soltanto di prevenzione e benessere psico-fisico per le persone che non soffrono di particolari disturbi, ma anche come strumento di terapia nel caso di alcune patologie che, proprio per questa caratteristica vengono definite 'esercizio-sensibili'.
Con il progetto fitwalking, l’ASL TO1 ha inteso perseguire proprio questo tipo di discorso, realizzando una serie di iniziative coordinate dal servizio di Medicina dello sport e dal servizio di Promozione della salute del Dipartimento integrato della prevenzione.
Il progetto si è articolato in diverse fasi. Inizialmente, nel 2009, sono stati coinvolti, direttamente sul posto di lavoro, i dipendenti dell’Azienda.
Subito dopo l’iniziativa si è estesa anche ad altre fasce della popolazione, con l’intento di promuovere un modo semplice ed efficace di fare attività fisica, incrementando nello stesso tempo il benessere psico-fisico delle persone, indicando loro, inoltre, un modo per prevenire diverse patologie.
Tirando le somme, al termine di questa prima fase, circa cinquanta dipendenti hanno frequentato dei corsi per l’addestramento specifico alle tecniche del cammino sportivo, è stata formalizzata la figura del 'fitwalking-leader' aziendale e sono stati intrapresi corsi di avviamento al fitwalking per dipendenti aziendali (225 iscritti).
Insomma, con il coinvolgimento nelle attività di fitwalking di familiari, conoscenti dei dipendenti ed iscritti ai corsi, quasi un centinaio di persone ha potuto apprezzare i benefici derivanti dalla camminata 'sportiva'.
Il progetto, nel 2010, assume oltre al connotato preventivo, anche quello terapeutico. Vengono così predisposti, per malati affetti da diverse patologie, quali diabetici, obesi, pazienti a rischio di eventi cerebro-vascolari acuti, fumatori, psichiatrici (talora anche con il coinvolgimento di loro familiari), oltre a gruppi composti da neo mamme, mamme di pazienti seguiti dalla Neuropsichiatria Infantile e donne in Menopausa, una serie di progetti specifici.
I vari gruppi di cammino sportivo vengono condotti dai 'fitwalking-leaders' aziendali mentre, sul piano della valutazione clinica e funzionale, il servizio di Medicina dello sport fornisce indicazioni sulla dose di esercizio più adatta al tipo di malattia.
In altri termini, il 'Progetto Fitwalking' è un percorso che intende consolidare l’uso dell’attività fisica quale ulteriore strumento a disposizione dell’Azienda, in una concezione in cui la prescrizione dell’esercizio fisico diventa parte integrante del percorso terapeutico del paziente, un’indicazione precisa e non generica, così come avviene per una Terapia farmacologica o per una dieta.
Come ci tiene a sottolineare il dott. Giuseppe Parodi, padrino del progetto e responsabile del servizio di Medicina dello sport della Asl To1, “L’utilità dell’esercizio-terapia è resa evidente dalla letteratura scientifica, ma, di fatto, trova ancora difficoltà applicative e organizzative poichè, a seconda degli attori chiamati ad agire (medici dello sport, specialisti delle malattie esercizio-sensibili, AASSLL, Autorità sanitarie ministeriali e regionali) non vi è ancora o sufficiente sensibilità o adeguata intraprendenza per questo settore di attività che invece porterebbe a risultati significativi per la salute di molte persone e, in prospettiva, a notevoli risparmi in termini di spesa farmaceutica”.
“Per questi motivi -conclude Parodi- l’esercizio-terapia dovrebbe diventare una delle missioni essenziali della Medicina dello Sport e, contemporaneamente, un obiettivo di Sanità pubblica. La Medicina dello Sport deve svilupparsi maggiormente secondo i suoi interessi originari: lo studio dell’efficienza fisica dell’uomo e dell’attività motoria applicati, a fini preventivi, nella popolazione sana e a fini terapeutici in coloro che sono affetti da malattie esercizio-sensibili. Il medico dello sport, quindi, è chiamato non soltanto a seguire e tutelare, dal punto di vista sanitario, coloro che si dedicano ad attività sportive intense, ma anche a curare, con lo stesso strumento dell’esercizio fisico, determinate categorie di malati.”
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