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Le buone feste dell’Italia dei sapori

Le buone feste dell’Italia dei sapori

Panettoni, struffoli e pranzi esagerati: i consigli per sopravvivere alle abbuffate delle feste natalizie. La parola d'ordine? Moderazione.

Pandori e panettoni, struffoli, calzoncelli, torroni e roccocò e, ancora, frutta secca, timballi di pasta, carne e pesce in tutte le salse: in un Paese come il nostro, dalla tradizione culinaria di tale portata, le buone feste scambiate con amici e parenti sono un augurio quanto mai calzante.

E se il convivio fa salvi gli effetti benefici sullo spirito, ci garantisce, di contro, un’assimilazione di circa il 18% in più di calorie a pasto (lo rilevano i risultati di una ricerca pubblicata dalla rivista Physiological Behaviour) che, sommate alle 15.000 in eccesso che si stima vengano assunte tra brindisi, aperitivi, pranzi e cenoni dei dì festa, contribuiscono anch’esse a spostare l’ago della bilancia dai 2 ai 5 kg più in là.

Ma alla vigilia delle festività parlare di dieta è inappropriato e, anzi, rischia di sortire l’effetto contrario prodotto dalla frustrazione di una privazione forzata. È anche vero, però, che il senso di colpa del periodo successivo alle scorpacciate natalizie predispone male al nuovo anno e spinge spesso a correre ai ripari con decisioni drastiche ben più dannose dei centimetri in più sul girovita.

Cosa fare allora? La parola d’ordine è moderazione.

Che sia più facile a dirsi che a farsi è opinione comune ma in realtà bastano dei piccoli accorgimenti per evitare che, saziati i morsi della fame si venga assaliti dai sensi di colpa per aver ceduto alle facili lusinghe del peccato di gola.

Ecco, dunque, qualche consiglio per prepararsi ad affrontare le gran bouffe delle festività a cuor leggero.

È doveroso ricordare che non è il singolo pasto a doverci preoccupare quanto, piuttosto, il tour de force di circa due settimane di Alimentazione sbagliata.Tra la trasgressione continuativa e la rinuncia totale esiste la possibilità di alimentarsi in maniera equilibrata e senza rinunciare totalmente ai piaceri della tavola. Il compromesso non sta nel bandire i cenoni delle vigilie e i pranzi di Natale e di Santo Stefano, di Capodanno e dell’Epifania bensì nel non cedere alla tentazione di spiluccare dolci e frutta secca negli altri giorni.

Vale comunque la regola del “di tutto un po’”: prestare attenzione alle porzioni consente di non rinunciare ai piatti preferiti.

È inoltre importante consumare i pasti lentamente, masticando a lungo ed evitando di bere – soprattutto bevande zuccherate, gassate e alcoolici – tra un boccone e l’altro.

Saltare i pasti pensando di ridurre l’apporto calorico giornaliero è sbagliato e dannoso: si rischia, infatti, di arrivare troppo affamati a quello successivo per riuscire a resistere. Specie nei fuori orario è bene preferire ai legumi, alle patate e ai formaggi, abbondanti pozioni di frutta fresca, verdura e cereali integrali che oltre ad essere ricchi di Fibra e poco calorici danno senso di sazietà e contribuiscono a contrastare i radicali liberi.

Tè e tisane alle erbe, inoltre, aiutano la digestione, stimolano la diuresi, hanno effetto depurativo e aiutano ad alleviare il senso di gonfiore e di pesantezza.

Prestare attenzione ai condimenti: sostituire l’olio extravergine di oliva (preferibilmente usandolo a crudo) al burro e ridurne le quantità in favore dell’impiego di spezie che aromatizzano e apportano sapore ai piatti senza incidere sull’apporto calorico.

Ancora, limone e aceto possono essere usati liberamente: il primo perché favorisce i processi digestivi e il secondo per la sua capacità di ridurre il glucosio nel Sangue conseguente al pasto.

Dedicare un po’ di tempo all’attività fisica: il movimento non solo aiuta a bruciare calorie ma riduce l’impatto metabolico dei cibi e contribuisce a fornire senso di sazietà.

 

Motivazione, buon senso e determinazione fanno il resto…

 

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Ultimo aggiornamento: 04 Giugno 2015
4 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Antonio Ascione
Dr. Antonio Ascione
Specialista in Epatologia

Alimentazione e funzione metabolica. Quali suggerimenti per non appesantire il fegato?

Il fegato è il laboratorio dell’organismo e in quanto tale occupa una posizione centrale.
Gli antichi ne erano a conoscenza e, infatti, già nel 1500 Paracelso lo considerava l’organo principale che regola le funzioni di tutti gli altri.
Un esempio: le ghiandole che secernono ormoni usano le proteine per il proprio funzionamento. L’organo deputato alla produzione di proteine è proprio il fegato.
Ancora, in linea di principio, tutto ciò che è assunto per via orale passa primariamente per il fegato che poi lavora, elabora e assorbe e, se nei vari passaggi dovessero verificarsi interferenze tra sostanze - come può ad esempio accadere a causa di somministrazione cronica di farmaci - i processi di trasformazione possono diventare dannosi.
Ma i veri problemi a danno del fegato sono legati all’alimentazione. Un’alimentazione ipercalorica, che conduce ad un aumento di peso, determina un incremento dei grassi depositati nel fegato: è questo è il processo che porta alla condizione di steatosi dell’organo. Il fegato di un obeso, infatti, è quasi sempre malato perché la profonda modifica subita genera una secrezione di bile più spessa e di conseguenza più incline a formare calcoli (di fatto i grandi obesi soffrono quasi tutti di calcolosi colecistica). Inoltre, se l’obeso beve o se è anche diabetico o se è affetto da epatite B o C ha tutti i fattori per sviluppare una malattia seria.
Ma, in linea generale, perché il fegato resti in salute vale la buona regola di seguire un’alimentazione sana nella quale siano rispettati precisi rapporti tra gli alimenti.
Purtroppo, però, i tabù alimentari privi di fondamento scientifico sono difficili da sradicare. Si dice, ad esempio, “le uova fanno male”: è una credenza sbagliata. È indubbiamente vero, naturalmente, che se si è portatori di una malattia come quella della colecisti, cioè la calcolosi, l’uovo mangiato a digiuno provoca uno stimolo intenso che può condurre ad una colica biliare ma, in assenza di patologie specifiche, l’uovo è un’ottima fonte di nutrienti e non va escluso dalla dieta.
Altro esempio è il cioccolato: in quantità ragionevoli (30 g al giorno all’incirca) ha proprietà terapeutiche in quanto funge da antidepressivo, non provoca malattie al fegato, né le aggrava, se ci sono.
È bene tenere a mente, inoltre, che un’alimentazione corretta prevede che il 50-55% della quota alimentare giornaliera sia assunta sotto forma di zuccheri, il 30% sotto forma di grassi e che le proteine siano nella quantità di 1 grammo e mezzo per chilogrammo di peso corporeo.
Se si assumono insufficienti quantità di proteine l’organismo reagisce “mangiando” i propri muscoli dai quali ricava materiale proteico.
Se invece sono i grassi ad essere pochi, alcuni nutrienti non riescono ad essere assimilati poiché i lipidi fungono da “vettori di trasporto” per tali sostanze.
Quando si parla di dieta e di alimentazione equilibrata basterebbe ricordare uno dei principi basilari tramandati dal passato: “non mangiare mai due volte la stessa cosa in due giorni consecutivi”. Evitando questo tipo di comportamento alimentare diamo modo all’organismo di assumere tutti i nutrienti e gli oligoelementi che non sono distribuiti nei cibi in egual misura.

 

Qualche consiglio in vista delle festività natalizie?

Il consiglio è uno: moderazione.
Nel periodo delle festività natalizie fare uno strappo alla regola, concedendosi qualche piccolo lusso, non è dannoso: l’importante è che il peso corporeo rimanga costante nel medio periodo.
Vale, in generale, il consiglio di non esagerare con l’alcol. Bollino rosso tassativamente a coloro che hanno malattie epatiche. Chi è in buona salute, se sporadicamente utilizza coscienziosamente una quantità modesta di alcol, senza eccedere, non corre rischi. Il fegato, infatti, è l’unico organo che può estrarre l’alcol, metabolizzarlo e trasformarlo in acetaldeide (sostanza notevolmente più tossica dell’alcol) che poi elimina attraverso varie vie metaboliche.
Ma come sempre, anche a tavola, l’importante è il buon senso.

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